Riconoscere un narcisista
04/03/2021La vittima del narcisista
05/01/2023Sono tre le fasi che il narcisista usa in tutte le sue relazioni.
Nella relazione amorosa col narcisista si sviluppano sempre tre fasi che rappresentano l’essenza dei tratti narcisistici e che si propongono in tutte le sue relazioni: la fase del love bombing, segue poi la fase della svalutazione, ed infine la fase dello scarto.
Le vittime del narcisista
Il narcisista sceglie prede/vittime con particolari caratteristiche: si tratta di persone empatiche, sensibili, che hanno una propensione all’autosacrificio, che sono quindi abituate a mettere al centro i bisogni dell’altro, trascurando i propri. Tutte persone disposte a seguirlo nelle sue fasi distorte.
Sono persone che in quel momento sono fragili, vulnerabili, hanno un’autostima bassa. Il narcisista fiuta questa vulnerabilità da lontano, così come la disponibilità, il calore umano, l’empatia, elementi che costituiscono il suo nutrimento emotivo. Caratteristiche della preda che alimentano l’ego smisurato del narcisista, perché lo fanno sentire importante, l’“ombelico del mondo” del partner, e quindi un dio che ha diritto di essere adorato e magnificato.
Non c’è in queste relazioni reciprocità, che è la base delle relazioni sane tra adulti: per i narcisisti le regole sono diverse che per i comuni mortali, si sentono dotati di maggiori diritti, non fanno parte della “plebaglia” per cui sono state fatte le leggi e le convenzioni sociali, sono al di sopra.
Per questo trovano normale per sé stessi disattendere gli accordi, promettere e non mantenere, arrivare in ritardo, usare due pesi due misure. Il tutto orchestrato in fasi della relazione ben determinate.
Spesso le “vittime” del narcisista hanno dei talenti, particolari capacità, o bellezza, perché il narcisista deve avere la sensazione di essere legato a persone speciali, di cui potersi vantare e per cui potersi dire: “Sono invidiabile” o “Io ottengo tutto ciò che voglio”.
Il partner per il narcisista non è visto come persona, con bisogni e diritti pari ai suoi, ma è un’estensione di sé, rappresenta lui, ecco perché la considera come un oggetto che gli appartiene e che gli spetta.
Le qualità e i successi del partner diventano parte della sua persona, rinforzando l’idea/illusione di essere migliore e superiore agli altri. Con la sua vittima il narcisista ha un vero e proprio rapporto di dipendenza.
Dalla parte della vittima
Ciò che, invece, lega a doppio filo la “vittima” è il personale estremo bisogno di guida, supporto, conferme, perché non confida nel suo valore, si sente sempre incompleta, vuota, incapace se sola, la sua autostima si rispecchia completamente nel suo carnefice sino ad arrivare a pensare che senza di lui non può essere niente.
Da un punto di vista tecnico si può dire che ha tratti dipendenti di personalità, se non un vero e proprio Disturbo Dipendente di Personalità (il narcisista ha una sua forma specifica di dipendenza dalla vittima di turno).
Certamente non tutti i “dipendenti” finiscono tra le fauci di un narcisista, ma chi ha tratti dipendenti e nella propria infanzia ha sperimentato maltrattamenti, o abusi fisici o emotivi, o trascuratezza dei propri bisogni psicologici, ovvero era un bambino “non visto”, gli era impedito di esprimere sentimenti e necessità, sarà inconsciamente attratto da relazioni che ripropongono lo stesso schema vissuto nella famiglia di origine, e che si ripropone nelle fasi delle sue relazioni.
Questo perché lo svilimento o la negligenza gli risultano normali, familiari, quindi una relazione sentimentale che ripropone le stesse dinamiche disfunzionali con le solite fasi che si ripetono gli risulta più che normale.
Si consideri che chi è narcisista nella maggior parte dei casi non sa di esserlo, non lo riconosce, non lo ammette, e molti dei comportamenti li attua in automatico, senza rendersi conto del danno che compie e, in ogni caso, non sentendosi in colpa per questo.
Le fasi della relazione
Le relazioni di coppia con un narcisista di solito ricalcano il cliché di queste tre fasi, occorre puntualizzare che nessuna di esse ha una durata precisa, possono essere cicliche e anche sconfinare una nell’altra.
Ma di sicuro queste fasi inevitabilmente si ripropongono in ogni relazione che coinvolge un narcisista. Da qui la prova che i narcisisti costruiscono le relazioni seguendo sempre lo stesso schema disfunzionale e distruttivo.
Il love bombing
È la fase dell’aggancio, dell’innamoramento, delle sensazioni positive. È una fase in cui il narcisista indossa una maschera, recita un copione (strategia del mirroring) e si mostra meraviglioso, incredibile, il partner ideale, tutto ciò che l’altro/a poteva desiderare.
In queste fasi può comprendere grandiosi atti d’amore, per esempio regali, complimenti, promesse, attenzioni, gesti eclatanti. Una persona sana, che ha un’autostima solida, in questa fase si accorge che c’è qualcosa di non autentico in questi atteggiamenti, che il partner sta recitando una parte.
Inoltre, in questa fase vengono bruciate tutte le tappe che di solito si svolgono nelle relazioni sane: nel giro di pochi mesi, se non giorni, il narcisista può passare a idealizzare grandi impegni e progetti come quello di andare a vivere insieme, sposarsi, mettere su famiglia.
Ma siccome la “vittima” ha un bisogno enorme di riconoscimento, di valore, si lascia facilmente ingannare. Durante questa fase il narcisista promette impegni importanti e di grande responsabilità, come appunto la famiglia o il matrimonio, e questo ha un duplice scopo:
- cercare di agganciare la vittima, appagando il suo bisogno di sentirsi di valore, importante, e rassicurandola sulla profondità del legame;
- illudersi di essere la persona che rappresenta con la sua farsa, per sentirsi migliore ed illudersi di avere una vita migliore;
- accorciare la fase di love bombing, che per il narcisista richiede un forte impegno, dispendio di risorse, e così arrivare in minor tempo alla seconda fase.
La svalutazione
Una volta che ha capito che la sua vittima è davvero molto innamorata e che farà qualunque cosa per lui può passare finalmente alla fase che lo descrive come realmente è senza più maschere: la fase della svalutazione.
In queste fasi il narcisista si può rilassare, perché sente di aver stabilito un rapporto solido e di avere potere sull’altro, che viene messo in un ruolo secondario, servile. A questo punto si mostra per quello che è realmente: incoerente, poco disponibile, non empatico, non mantiene le promesse, mente, pretende, può avere comportamenti scorretti.
Il partner si ribella a questo, perché non corrisponde all’immagine idilliaca mostrata col mirroring nella fase di bombardamento d’amore, e manifesta disaccordo, esprime critiche, fa delle richieste. Vuole giustamente rivedere la persona che ha conosciuto all’inizio.
In una relazione sana il litigio porta a mettersi in discussione e infine ad arrivare ad un punto di incontro, mentre con il narcisista i litigi non portano da nessuna parte, perché la persona narcisista non ammette i suoi errori e non ha interesse a vedere il punto di vista dell’altro, né a soddisfarne i bisogni: per questo può arrivare a distorcere e negare l’evidenza, perché non può permettersi di intaccare la propria immagine perfetta.
Discutere con un narcisista è impossibile perchè la discussione è condotta seguendo delle dinamiche distorte che ripercorrono anch’esse determinate fasi.
La colpa è sempre al di fuori di lui o della sua partner (tattica del blame shifting), non c’è mai assunzione di responsabilità. Anzi, le critiche vengono vissute con estrema rabbia, al narcisista non passerà per la mente di fare tesoro delle osservazioni che gli vengono mosse, utilizzandole per evolvere e cambiare, cercherà piuttosto con svalutazioni o manipolazioni di dimostrare quanto è l’altro ad essere sbagliato.
A questo punto una persona con una buona autostima se la darebbe a gambe levate, non c’è bisogno di attendere le altre fasi della relazione tossica. Per una persona dipendente, invece, è troppo difficile chiudere, sembra impossibile fare a meno di lui.
La vittima non scappa perché si attacca alla prima immagine di lui, quella vista durante il love bombing ma che non esiste realmente, e allora, non potendo rinunciarvi, cade nella trappola della manipolazione: giustifica, perdona, “passa sopra”, si dice che è anche colpa sua, o che è un periodo particolare poi magari le cose cambieranno.
Invece su questo non si può avere speranza: il narcisista non cambia perché l’immagine perfetta di sé che si è creato è vitale, assolutamente necessaria, non riesce a sopravvivere allo smascheramento che svela i limiti e i difetti, perché è troppo doloroso.
Se le manipolazioni non funzionano reagirà con aggressività, in certi casi addirittura con violenza, furore, di sicuro con la violenza psicologica.
In alternativa o in aggiunta può dipingere sé stesso come vittima ed avere esplosioni di depressione, di disperazione che servono a ripristinare l’ordine iniziale, perché una persona empatica, di fronte a tanto dolore esibito cederà facilmente alla tentazione di accorrere, accogliere, accudire.
Se però questo non accade, al narcisista rimarrà solo una carta da giocarsi, ovvero lo scarto.
Lo scarto
Lo scarto consiste in una rottura drastica, fatta in modo sprezzante, da un momento all’altro, senza avvisaglie e senza giustificazioni. Il più delle volte fatto senza nessun preavviso (è la tecnica del ghosting).
Annientare la vittima è l’ultima arma a disposizione del narcisista, per cui sceglie con cura la data e il momento, selezionando situazioni in cui il partner è particolarmente fragile (per esempio dopo una malattia, un lutto), oppure un giorno che dovrebbe essere lieto (ad es. il compleanno), in modo da avere il maggiore impatto possibile, perché l’altro è impreparato, inerme.
L’intento in queste fasi è distruggere in modo crudele quando l’altro ha meno risorse per reagire, perché sotto shock. E con maggiore dolore riesce a procurare alla sua partner con maggior vigore si avvantaggia il suo ego. É la fase dello scarto.
In queste fasi lo scarto spesso è preparato con cura, in anticipo, programmato da tempo, così come da tempo è possibile che il narcisista parli alle spalle del partner con amici e parenti, dipingendolo come una persona negativa, instabile, problematica, ossessivamente gelosa, convincendo quindi gli altri che in realtà è lui la vittima.
Mentre tutti gli altri (magari anche le future prede) inconsapevoli delle fasi attuate, sono intenti a consolarlo e a consigliarlo di troncare la relazione, lui prepara l’attacco finale, lo scarto, che ha due scopi:
- Ripristinare l’immagine grandiosa di Sè perché l’altro, annientato, disprezzato non è più una minaccia alla propria autostima. La condizione di debolezza della vittima le impedisce di ribellarsi e quindi il narcisista può troncare la relazione senza affrontare la sua responsabilità, le sue colpe e mancanze.
- Indebolire l’altro in modo da tenerlo a disposizione, perché è possibile che in futuro ci sarà un nuovo tentativo di aggancio (con lo zombieing).
Sappiate che lo scarto è la vera chance di liberazione da una relazione tossica con un narcisista, perché ci si può finalmente affrancare e recuperare se stesse. Diversamente si rimane intrappolate in un gioco perverso fatto di fasi studiate a tavolino.
L’uscita definitiva dal legame disperato riesce solo se si utilizza la tecnica del No Contact e se la persona dipendente sfrutta quel momento per rafforzarsi, accrescere la propria sicurezza e autostima, in modo da non cadere più nella stessa trappola, non consentendo la prosecuzione delle fasi manipolative.
Solo la vittima può attuare il no contact, perché il narcisista non ha nessuna intenzione di mollare le sue prede, gli serviranno sicuramente in futuro quando, nelle sua fasi e dinamiche disturbate, dovrà scartare qualcun’altra. Ma non illudetevi che ritorni cambiato o diverso: sarà sempre lo stesso carnefice con le stesse dinamiche tossiche e disfunzionali.
Se vuoi rimanere aggiornato seguimi sulla mia pagina Facebook: Conoscere il narcisismo.
2 Comments
Gent.le dott.ssa, mi ritrovo perfettamente nella sua descrizione. All’inizio del nostro rapporto lui era semplicemente meraviglioso, abbiamo trascorso 4 anni di fidanzamento ma a distanza, ed ho sempre pensato che fosse questo il motivo per cui nom avessi compreso prima il suo carattere che si è manifestato subito dopo il matrimonio. Ora sono 16 anni, e c’è voluto tanto tempo per riuscire a comprendere che era lui il problema e nom io. Ora avrei bisogno di un suo consiglio, se possibile. Ho due figlie, la grande di 15 e la piccola di 10, sono combttuta se lasciarlo o no. La figlia grande ha subito sin d piccola il suo carattere autoritario, assolutista, ricattatorio, “o fai quello che ti dico o non ti voglio più vedere”, per cui ora mi chiede sempre di lasciarlo, la piccola ci soffre invece per un possibile distacco. Io non so cosa sia meglio per loro in questo momento, se continuare a subire i suoi momenti altalenanti o separarmi. Per lui non provo più nulla, mi da fastidio proprio la presenza, solo quando lui è fuori città per lavoro per qualche giorno respiriamo e siamo sorridenti, poi torna il silenzio e il terrore di dire la cosa sbagliata. Un altro pensiero mi affligge, non so se far intervenire uno psicologo per mia figlia grande, ho paur che possa perdere la sua empatia e gioia di vivere che aveva da piccola. Grazie per tutto l’aiuto che potrà darmi. Ria
Credo che il suo caso Maria Teresa vada trattato con maggior approfondimento che richiede una privacy particolare
che ne dice di contattarmi via mail per valutare un percorso da fare insieme che sappia gestire sia l’aspetto emotivo che quello legale?
mi scriva a questo indirizzo: info@marilenacremaschini.it
spero di sentirla presto
saluti
Marilena