La manipolazione affettiva
03/12/2017I 3 livelli della manipolazione
03/12/2017La vittima del manipolatore affettivo ha determinate caratteristiche.
Vi sono persone che per il loro vissuto, fatto di disvalore e carenze affettive, diventano delle vittime inconsapevoli di manipolatori seriali e spesso accumulano situazioni che nel tempo non fanno che coincidere e ripetersi come un film rivisto più volte.
Le persone che tendono facilmente a diventare vittima della manipolazione affettiva, sono solitamente persone di spiccata sensibilità, molto vicine ai bisogni degli altri, emotivamente fragili ed insicure, dotate di un elevata capacità empatica, temono la solitudine ed hanno paura di essere lasciate, idealizzano l’altro con facilità, non vogliono deludere gli altri, hanno bisogno di dare di sé un’immagine sempre positiva.
Caratteristiche della vittima
Quando i tratti sopra descritti diventano eccessivi, sono tipici del disturbo dipendente di personalità che è caratteristico di quelle persone che per le privazioni sofferte nella loro infanzia sviluppano un eccessivo bisogno di potersi appoggiare ad altre persone, dipendendo affettivamente dagli altri.
In linea generale, possiamo indicare alcuni elementi che predispongono a diventare possibili vittime della manipolazione affettiva:
- Desiderio di approvazione
- Desiderio di una relazione intensa e fusionale
- Spiccata capacità di empatia
- Paura di perdere l’altro (paura dell’apocalisse emotiva)
- Desiderio che gli altri pensino sempre bene di voi
- Bisogno di rassicurazioni e contenimento
- Scarsa autostima e fiducia di sé
- Disturbo di Personalità Dipendente
In particolare, tra le caratteristiche sopra descritte, ve ne sono tre che si riscontrano sempre nelle vittime della manipolazione affettiva e che sono cruciali nella loro identificazione: la paura dell’apocalisse emotiva, il desiderio fusionale e la trappola dell’empatia.
Apocalisse emotiva
Viene definita apocalisse emotiva la paura, da parte della persona vittima della manipolazione affettiva del partner, di essere abbandonata o disconosciuta o non approvata. Temono, in pratica, di rivivere quelle situazioni già vissute nella loro infanzia, sapendo il dolore che ciò comporta farebbero di tutto pur di non ritrovarsi ad essere nuovamente abbandonate emotivamente.
L’abbandono emotivo è diverso dall’abbandono fisico (tipico della fase della separazione) perchè vi può essere abbandono od indifferenza emotiva anche all’interno di una relazione stabile, che dura da tempo.
Per evitare questo abbandono, le vittime farebbero di tutto per accontentare il loro dominatore, annullandosi nei proprio desideri anzi sostituendoli con quelli del dominante, per far si che esso abbia tutto e subito ciò che vuole o desidera, in modo da non cercare altrove ciò che gli manca.
O per lo meno questa è l’illusione della vittima perché la realtà è sempre purtroppo ben diversa. In queste persone è estremamente forte il desiderio di evitare una “esplosione emotiva” da parte dell’altro, solitamente caratterizzata da:
- Grida e insulti, fino ad arrivare a manifestazioni di aggressività fisica (rompere piatti, sbattere le porte, prendere a pugni il muro, lanciare oggetti o minacciare la vittima)
- Offese che fanno leva sulle paure più profonde (ad esempio: sei davvero troppo gelosa, possessiva, insicura, sovrappeso, non abbastanza magra, non abbastanza intelligente, non abbastanza curata, non vali niente, e via dicendo…)
- Critiche distruttive (ad esempio: non sei capace di portare avanti una relazione sana; non sai prenderti cura dei bambini, non mi stupisco che litighi sempre con le persone, sei come tua madre e così via.)
I comportamenti diretti a punire la vittima possono consistere in un mutismo immotivato, che crea molta confusione in chi lo subisce e desidera delle risposte, e dalla distanza emotiva (punizione emotiva particolarmente efficace per far sentire non amata o colpevole la vittima).
Oppure delle vere e proprie accuse che in realtà non sono vere ma fanno effetto sulla vittima:
- Previsioni catastrofiche (ad esempio: dobbiamo lasciarci, nessuno ti amerà più, resterai sola per il resto della tua vita, nessuno ti sopporterà più, ecc.)
- Utilizzo dei vostri ideali contro di voi in maniera imprecisa (ad esempio: amarsi non vuol dire accettarsi incondizionatamente? pensavo che un figlio dovesse prendersi sempre cura dei genitori, una vera professionista non dovrebbe prendersela, ecc.)
- Inculcare dubbi ed insicurezze, come accade nel celeberrimo film di Cukor “Gaslight”, mettendo in dubbio le vostre percezioni, la vostra memoria ed il vostro senso di realtà col gaslighting (ad esempio: io non ti ho mai detto questa cosa, avevi promesso di fare tale cosa, possibile che non ricordi? Durante la cena tutti hanno pensato che fossi ridicola, non te ne rendi conto? Ti comporti come una matta, dovresti farti visitare perché sei malata, ecc.).
Desiderio fusionale
Alcune persone, soprattutto di sesso femminile, sono particolarmente propense a vivere le relazioni sentimentali in una maniera definita “fusionale”, come se si creasse una vera simbiosi collosa nel rapporto, in cui l’altro viene vissuto come assolutamente indispensabile e si tende a condurre una relazione di coppia in cui prevalgono spazi ed attività forzatamente condivisi, penalizzando una sana e necessaria quota di indipendenza ed autonomia individuale.
Queste persone, indipendentemente da quanto siano competenti, forti, attive nelle altre situazioni della vita, sentono il bisogno assoluto e profondo di avere sempre l’approvazione del manipolatore, che viene da loro idealizzato.
In questi casi, con il passare del tempo la vittima, pur di non contraddire il suo manipolatore, inizia a mettere in discussione la propria visione della realtà e a rinunciarvi insieme ad altre necessità al solo scopo di mantenere la condizione “fusionale” del rapporto.
Questa è la motivazione principale che spinge la vittima a giustificare continuamente il proprio operato anche se sanno di avere ragione, a discutere per ore ed ore con il manipolatore per dimostrare di essere state corrette.
Fanno insomma di tutto per difendere la loro immagine ai suoi occhi, infatti, non sopportano di essere disapprovate e giudicate negativamente dall’altro, e questo le spinge ad intavolare snervanti ed infinite discussioni su questioni anche banali, oppure a rinunciare al proprio punto di vista per aderire a quello del manipolatore.
Trappola dell’empatia
Le persone che cadono in una ritorsione verso se stesse della propria capacità empatica sono proprio quelle che hanno un grado elevato di tale virtù. Quando si possiede una spiccata capacità di empatia verso l’altro, che porta a sentire profondamente le sue eventuali sofferenze ed il suo disagio, esse sentono il desiderio che tutto questo cessi.
Tuttavia, a volte è necessario distaccarsi da questo meccanismo per tornare a salvaguardare la propria autonomia ed il proprio bene, evitando di cadere in questa trappola, che inevitabilmente conduce ad allontanarsi da se stessi nel tentativo di curare esclusivamente l’altro.
Ciò inevitabilmente richiede che vi siano i presupposti, il terreno fertile, perché un tale tipo di rapporto malsano e disfunzionale possa prendere piede, e questo deriva dal fatto che da una parte c’è un soggetto con una forte predisposizione alla manipolazione e dall’altra una persona con una forte predisposizione al vittimismo.
In fatti la manipolazione affettiva si verifica soltanto laddove si incontrano due persone con caratteristiche specifiche:
- Un manipolatore che ha bisogno di avere sempre ragione per sentirsi potente e sicuro di sé
- Una vittima che ha bisogno di sentirsi approvata ed amata dal manipolatore.
Ed insieme avviano il gioco della manipolazione in un vortice di comportamenti ed azioni che portano l’uno ad essere la conseguenza dell’altro senza fine.
Convinzioni errate
Vi sono anche altri due aspetti che possono scatenarsi in un rapporto disfunzionale dove c’è una vittima di un manipolatore: la convinzione della vittima di non essere in grado di farcela da sola.
Spesso si tratta di persone con una scarsa autostima e con la tendenza ad appoggiarsi ad altri sia emotivamente che concretamente per lo svolgimento di molte attività della loro vita, nella convinzione di essere incapaci di cavarsela da sole.
É altresì importante tuttavia, sapere che speso si può cadere vittime di una relazione manipolativa e abusante a causa di vulnerabilità legate a situazioni contingenti: perdita del lavoro, separazione o lutto, perdita della casa, trasloco in un’altra città o quartiere, o altre condizioni di vita e personali che possono renderci momentaneamente fragili, confusi e desiderosi di sostegno.
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10 Comments
Buonasera in un rapporto di amicizia frasi come “se sei davvero mia amica, come dici, fai così”, “se mi vuoi bene, fai così/torna la persona che mi piace tanto”, “mi stai deludendo, pensavo mi volessi più bene di così”, “io non ho mai detto di esser perfetta, però”, “pensa come vuoi, visto che non mi credi” e dopo che tu rispondi “posso anche crederti, ma vedo i fatti, che non sono molto diversi da come ho scritto” sentir dire “non meriti altre risposte” … e simili come possono considerati?
Precisando che questo avveniva sempre quando cercavo di dire cosa non mi andava, mentre l’altra persona diceva sempre cosa non le andava di me, e asseriva di voler io facessi altrettanto.
Cordiali saluti,
Alessandra
Gli amici veri, cara Alessandra, ti vogliono bene e ti accettano così come sei, chi ti vuol cambiare o si aspetta qualcosa di diverso da quello che fai e che dici non ti vuole bene veramente… tantovale lasciarli andare.
Gli amici: pochi ma buoni!
GRazie del commento e ti auguro di incontrare persone migliori.
Marilena
Mi ritrovo in questa situazione e mi rispecchio profondamente in questo testo ho subito manipolazione dal mio ex marito per tanti anni ed ora sta accadendo sui miei figli.
Con la fine della relazione vi è stato un cambio di comportamento e con la separazione è stato atto a manipolare quanto intorno, figli, amici, con fare ammaliante con un perbenismo di facciata per creare una falsa realtà e iniziare a minacciare con intimidazioni e vessazioni fino a trovare ogni forma di violenza psicologica, non sei una brava mamma, è colpa tua se è tutto finito tu hai rovinato la famiglia, tu devi essere punita per questo ti riduco senza niente. E agisce poi fatti concreti. Oggi ho paura non so come liberarmi per tornare a vivere serenamente.
Provi a rivolgersi ai servizi sociali del suo paese per un intervento mirato sui minori, vedrà che l’aiuteranno.
Per lei invece le consiglierei di fare un percorso con me di qualche giorno, le assicuro che sono più che sufficienti per comprendere determinate dinamiche, imparare ad effrontarle e non essere più vittima.
Visiti la mia pagina dei servizi, in fondo tra le promozioni ci sono tutte le modalità ed i relativi costi, anche se quella che io le consiglio è un percorso di almento 8 giorni ad un costo complesivo di € 110, è il più economico, anche in confronto a qualunque collega, ma le garatisco assolutamente efficace e risolutivo, anche perchè è mio interesse risolvere il vostro problema il prima possibile e darvi gli strumenti per avviare un percorso di ricerca della propria identità e del proprio valore che dovrà portare avanti e sostenere tutta la vita.
Se non è lei a darsi rispetto e valore non lo farà nessun altro.
Marilena
Buongiorno,
Da sempre molto insicura e bisognosa di approvazione, ho pensato di trovare equilibrio e pace 20 anni fa quando ho incontrato quello che oggi è mio marito (ora ne ho 40). Mi ha sicuramente attratto la sua serietà, responsabilità, la sicurezza che già da allora aveva in se stesso. Così come purtroppo quella gelosia che ho sempre interpretato come amore e desiderio profondo. Con il passare del tempo e molto lentamente però mi sono sentita sempre più soffocare da affermazioni e atteggiamenti come “queste persone con cui esci non mi piacciono”, “questi programmi non si guardano perché sono stupidi”, “andare al centro commerciale il sabato è per stupidi” fino a frasi del tipo “lavorando togli tempo alla famiglia” ed essere controllata in ogni centesimo speso. D’altro canto, per quanto mi riguarda, so di avere messo in atto comportamenti di vittimismo e di essere responsabile di aver iniziato a cercare fuori una approvazione che sentivo di non avere, più che da lui, da me stessa. Sto facendo un percorso di indagine e crescita personale e vorrei capire se questa nostra relazione possiede dei tratti tipici del binomio manipolatore/vittima e chi è chi tra i due. Sono molto confusa e faccio fatica a valutare obiettivamente la situazione. So che mi sto mettendo molto in discussione e ho intenzione di prendermi tutte le mie responsabilità, ma dall’altra parte non vedo lo stesso sforzo.
Grazie
Sì, lei ha purtroppo ragione, e lei da vittima ha consentito che il suo manipolatore abusasse di lei e compiesse quello che il diritto penale chiama reato di maltrattamenti psicologici famigliari, un abuso non visibile ma che toglie ogni vitalità e lascia ferite più profonde di uno schiaffo.
Non si aspetti che un manipolatore nato cambi, è lei che deve cambiare e smettere di essere vittima e quando lo farà si accorgerà che merita un marito migliore ed una vita migliore di quella che ha subito sino ad ora.
Se non riesce da sola si faccia aiutare, se vuole il mio aiuto mi deve solo ricontattare privatamente alla mia mail: info@marilenacremaschini.it
Forza e coraggio, le assicuro che se riesce a cambiare questo schema che la lega ad una vita infelice le si apriranno tante possibilità e sicuramente un futuro migliore e con più soddisfazioni.
Marilena
Appunto, il bravo ragazzo. Incontrato 16 anni fa. Passato da boy scout, disponibile, collaborativo. Ero separata con una figlia piccola. Ha fatto il padre di mia figlia ed è stato sempre accudente e generoso. Ma. Raccontava di una moglie fedifraga, pazza, cattiva. Salvo poi (in nome del figlio) passare con lei/loro, vacanze estive, Natali, Pasque. Ho sopportato aspettando la crescita di questo figlio. Ho passato infinite feste e domeniche da sola. Ha una casa in montagna dove mi è stato vietato di andare essendo il “regno” della moglie e di amici. Ho aspettato. Aspettato. Gli anni sono passati. Tanti. Mia figlia si è sposata ed è uscita di casa. Ho sempre accolto le sue giustificazioni compatendolo e giustificandolo. Siamo partiti per un viaggio. Come sempre la moglie lo ha chiamato e lui le ha detto “ti amo” davanti a me. Giustificando come sempre la sua presunta “patologia”. Sono scappata. Finalmente. Ho sofferto tanto. E soffro. Ma sono finalmente libera. Soffro perchè mi ha tolto me stessa. Mi ha tolto l’amore per me stessa e l’autostima. Ho però incontrato una persona positiva che mi sta aiutando, insieme ovviamente ad una psicoterapeuta. Ho raccontato la mia esperienza con il “bravo ragazzo”.
Sono contenta della tua testimonianza e ti auguro tanta felicità, te la meriti.
saluti
Marilena
Purtroppo esperienza appena passata con manipolatore affettivo che si spacciava da amico. L ho sempre aiutato, vezzeggiato, coccolato e idolatrato (ho fatto il suo gioco). Lo sentivo cone un poveretto maltrattato da tutti e bisognoso di attenzioni . Mi ha manipolato facendo la vittima x ben 2 anni, ed è riuscito a farmi innamorare di lui..mi ha detto un sacco di bugie (scoperte dopo ovviamente) . Intanto scriveva le stesse bellissime cose ad altre donne (scoperto pure quello dopo). Ora che ha la “fidanzata” ( suppongo un’altra potenziale vittima ), io non lo interesso più e non mi scrive più, dopo che per 2 anni mi ha scritto tutto il giorno tutti i giorni. Ho chiesto aiuto psicologico.
Si affidi al suo terapeuta e le racconti tutto, vedrà che saprà aiutarla
saluti
Marilena