La pressione nella scrittura
18/04/2018Corso base di grafologia
15/05/2018La paura dell’abbandono è la paura di perdere una persona importante.
Quest’emozione è normale e fa parte dello sviluppo umano, avendo una funzione adattiva poiché favorisce l’attaccamento e la coesione con gli altri. Tuttavia, in alcune persone, la paura dell’abbandono diventa eccessiva, irrazionale e persistente, interferendo con la qualità della vita e delle relazioni.
Origini della paura
Nella storia delle persone che sperimentano in modo ricorrente il timore di essere abbandonate è possibile identificare esperienze di abbandono, instabilità e perdita durante l’infanzia.
Queste esperienze negative di solito riguardano un genitore o comunque una persona affettivamente molto significativa per il bambino. Possono includere, ad esempio, una grave malattia, un grave incidente, la morte o altri eventi che abbiano implicato un importante allontanamento.
Ma tali esperienze possono anche riguardare la distanza di un genitore anaffettivo, un genitore poco presente o un genitore narcisista che non ha fatto sentire il suo affetto e la sua disponibilità. Da adulto la persona mantiene quel senso di perdita e di privazione che lo portano ad attaccarsi in modo ossessivo alle persone importanti della sua vita.
È noto come ripetute esperienze di non adeguata sintonizzazione delle figure genitoriali possano predisporre a sperimentare ansia di separazione in età evolutiva e paura di essere abbandonati in età adulta. Per alcune persone il timore di essere abbandonati si manifesta come una costante in tutte le relazioni sentimentali o nella maggior parte di esse.
Tale timore è di solito associato alla sensazione che le persone importanti siano instabili o non affidabili e che nel tempo non offriranno sostegno, supporto, presenza e affetto, abbandonando la persona o addirittura “sostituendola” con qualcun altro “migliore” di lei.
Tale vissuto è associato all’incapacità di poter prendere in considerazione la possibilità che le relazioni possano finire, che l’altro possa allontanarsi o addirittura lasciarci indipendentemente da quello che si può fare.
Così, ogni comportamento della persona sarà orientato al mantenimento della relazione, magari nella convinzione che questo significhi “amare”. Tuttavia, quando questa paura dell’abbandono è molto intensa, diventa estremamente difficile riuscire a “vedere” davvero l’altro per quello che è nella realtà e poterne apprezzare così, ad esempio, le reali qualità o difetti del partner.
Viene così a mancare un importante requisito necessario quando dobbiamo scegliere (o meno) un tipo di partner e di provare amore autentico per lui. Quello che prevale in questi casi è, infatti, l’obiettivo di evitare l’evento separazione “in sé” che, vissuto come abbandono, genererebbe emozioni estremamente dolorose.
Gestione della paura
Tutte queste dinamiche implicano il fatto che le relazioni intime siano associate a pensieri negativi (vissuti talvolta come certezza) relativi al fatto che ogni relazione sarà comunque destinata inesorabilmente a finire. E questo può portare a essere terrorizzati all’idea di legarsi a qualcuno per non soffrire della sensazione e paura di abbandono.
Così, una prima conseguenza della presenza di intensa paura di abbandono può essere quella di non legarsi davvero agli altri, evitando ogni relazione intima. Se invece una persona che sperimenta un forte timore dell’abbandono si lega a qualcuno solitamente è possibile riscontrare due differenti scenari.
Nel primo, il timore di essere abbandonati potrebbe condurre “paradossalmente” alla scelta di partner instabili, inaffidabili, come i narcisisti (i quali anche loro hanno una specifica paura dell’abbandono) o comunque poco disponibili ad impegnarsi nella relazione, finendo così per confermare e alimentare il timore stesso.
Nel secondo scenario invece, la persona può sperimentare una relazione stabile, tuttavia, la convinzione che le relazioni affettive importanti non dureranno, potrebbe comunque portarla a vivere costantemente con la sensazione e il timore che l’altro prima o poi se ne andrà.
Questo implica il poter sperimentare preoccupazioni costanti, associate a livelli di sofferenza soggettiva più o meno intensa. Questi generalmente aumentano esponenzialmente in intensità quando si verificano episodi che vengono interpretati come conferme del potenziale temuto abbandono.
Tali eventi possono essere reali (un ritardo del partner nel rientrare a casa), immaginati (immaginare il partner con un’amica), o riguardare l’interpretazione completamente distorta di eventi del tutto “normali”.
Domina in genere la gelosia patologia ed ossessiva. In tutti e tre i casi si potranno manifestare conseguenze come ansia, paura, angoscia, dolore intenso fino alla sensazione di andare in pezzi, incubi, rimuginio e ruminazione.
Inoltre, aumenta la probabilità di adottare comportamenti orientati a monitorare e mitigare la minaccia e prevenire il temuto abbandono, come, ad esempio, continue richieste di rassicurazioni e conferme al partner.
Queste richieste “paradossalmente” aumenteranno la probabilità che il partner si allontani davvero confermando e alimentando, ancora una volta, il timore iniziale dell’abbandono.
Sopravvivere alla paura
Vi sono dei casi in cui le persone sperimentano la paura dell’abbandono anche quando questo è ormai inevitabile, perchè la relazione è arrivata al capolinea, e anziché prendere la decisione finale (ad esempio, attuando il no contact) trascinano il rapporto aspettando che altri prendano questa decisione.
La paura in tali casi è talmente forte che impedisce di vedere con lucidità la condizione della relazione stessa e la possibilità che questa possa avere un futuro.
Gestire la paura dell’abbandono è possibile, occorre però seguire questi sei suggerimenti che sono dei piccoli passi verso una vera crescita interiore.
Prendere coscienza
Il primo passo necessario per poter fare qualcosa di utile e funzionale è la consapevolezza di come funzionino certi meccanismi. Le paure spesso le alimentiamo noi stessi inconsciamente, perché sono ricordi mai assopiti di quella paura dell’abbandono provata da piccoli.
Occorre comprendere cosa sta succedendo nella propria relazione e perché, cosa scatena realmente la paura dell’abbandono e cosa l’alimenta. Come detto, la paura alimenta le situazioni a rischio, come i momenti di crisi e le discussioni, che anziché essere vissuti per quello che sono, cioè tappe normali di ogni relazione, vengono scambiate per decisioni drastiche e definitive.
Evitare di alimentare tali pensieri innescanti la paura può aiutare nel vedere quali sono realmente le difficoltà da superare per poter migliorare il rapporto.
Agire nel presente
Il secondo passo include invece l’agire nel presente affinché certe modalità relazionali non si riattivino costantemente. Quindi, fare qualcosa per cambiare e modificare concretamente il nostro agire, soprattutto nelle relazioni.
Questo implica il rendersi conto, nella quotidianità, delle dinamiche che si attivano. Serve fare un passo indietro per poter sperimentare, seppur con difficoltà, nuove modalità comportamentali. Qualcosa di alternativo a ciò che, automaticamente, avremmo la tendenza a mettere in atto.
Ad esempio, in una situazione nella quale il partner sta tardando senza avvisare, potrebbe essere utile allenarsi a riconoscere i propri pensieri e le proprie emozioni che ne derivano. Si può poi scegliere di adottare comportamenti che siano più funzionali per sé (e forse per la relazione stessa).
Esporsi alla paura
Un altro passo da poter fare è quello di esporsi, gradualmente, alle situazioni e alle sensazioni maggiormente temute. Talvolta il timore dell’allontanamento dell’altro è legato anche al timore di non potersela cavare da soli o il timore di non essere all’altezza di un qualcosa che pensiamo essere più grande di noi.
Può quindi essere utile fare esperienze da soli che ci permettano di farci sentire più competenti e autonomi, che incrementino il nostro senso di efficacia personale acquisendo quell’autonomia che ci farà sentire migliori e più degni di valore e considerazione.
Questo porterà ad aumentare la propria autostima e a respingere la paura della solitudine, a farci comprendere che anche da sole ce la possiamo cavare e che, quindi, non abbiamo bisogno degli altri.
Conoscere se stessi
Se nella nostra storia relazionale abbiamo avuto spesso la tendenza ad annullarci per allinearci a quelli che erano i desideri degli altri, è importante imparare a conoscersi davvero come individui.
Serve riscoprirsi ponendosi delle domande a cui dare una risposta, quali per esempio: chi sono io oggi? cosa mi piace davvero? di cosa ho bisogno? cosa non mi piace? Cosa vorrei cambiare nella mia vita? Posso farlo da sola?
Diventare delle persone integre e pienamente soddisfatte aumenterà non solo la considerazione ed il valore di noi stesse ma anche di quella di chi ci sta accanto.
Prendersi cura di sè
Infine, è importante imparare a prendersi cura di sé, del proprio senso di vuoto e delle proprie vulnerabilità e a “nutrirsi”, ad amarsi per come si è, a prescindere dall’altro.
Tutti questi processi, consentendoci di vedere meglio noi stessi (e l’altro) per quel che davvero si è, diventano importanti anche al fine di poter sperimentare una relazione che sia veramente appagante e soddisfacente.
Imparare a convivere
Se la paura dell’abbandono e le sensazioni ad essa associate sono intense difficilmente potranno scomparire del tutto. Così, diventa utile imparare a dare loro spazio, ascoltarle ed accettarle senza sforzarsi di doverle per forza allontanare.
Questo diventa importante perché cercare di allontanare certe sensazioni espone al rischio di sentirle “di più”. È invece possibile imparare a “convivere” con esse ma agendo, comunque, da adulti consapevoli e responsabili del nostro benessere, verso una vita che sia per noi piena e significativa, nonostante la loro presenza.
Essere consapevoli di certi meccanismi e impegnarsi in un percorso di cambiamento può condurre a modificazioni, anche molto rilevanti, nell’intensità con cui certe sensazioni ed emozioni si sperimentano. Non è facile sperimentarsi in modalità così diverse da quelle cui siamo abituati. E non è facile tollerare le emozioni che questo comporta, ma si può provare.
L’autoanalisi e la consapevolezza di ciò che siamo possono essere un utile mezzo per incrementare la consapevolezza di certe dinamiche, per dare loro un significato. Aiuta a contenere le esperienze emotive dolorose che le accompagnano e sperimentarsi in nuove modalità, nonostante la comprensibile paura dell’abbandono.
Se vuoi rimanere aggiornato seguimi sulla mia pagina Facebook: Conoscere il narcisismo.
2 Comments
Bellissimo articolo. È vero tutto quello che vi è scritto. Ho una dipendenza affettiva e non riesco a venirne a capo. Sono consapevole di tutto ma metto in gioco sempre lo stesso meccanismo. Ho subito l’abbandono di entrambi i genitori.
Forse il caso di parlarne caro Fabio, ed affrontare le tue paure una volta per tutte
Che ne dici di metterti in contatto con me via mail: info@marilenacremaschini.it, così potrò spiegarti come fnunziona e quali sono i percorsi che puoi sceglire.
Quando c’è un problema che non ci abbandona vuol dire che non lo stiamo risolvendo, stiamo facendo finta che non esista, ma quello diventa sempre più grosso, ecco perché ti consiglio, per la tua serenità di non rimandare troppo.
MArilena