Cos’è la grafologia
24/08/2016La firma
05/12/2016La mano guidata è indice di contraffazione della scrittura.
Essa si ottiene quando un soggetto terzo, ultroneo allo scrivente, sovrappone la propria mano a quella di colui che scrive al fine appunto di guidarne il gesto scrittorio ottenendo così una scrittura o una firma che diversamente non avrebbe ottenuto.
Solitamente, le motivazioni che spingono a “guidare” la mano di un’altra persona sono da ricondurre al fatto che questi abbia delle difficoltà fisiche o delle patologie tali da impedirgli la piena ed autonoma realizzazione del gesto grafico-motorio.
Oppure può trattarsi di un soggetto che presenta delle carenze scolastiche o intellettive tali da avere delle difficoltà pratiche nello scrivere.
Si vuole con tale gesto, o tecnica, costringere fisicamente il de cuius, nel caso si tratti di un testamento, o lo scrivente in genere a scrivere le sue ultime volontà o a fare delle dichiarazioni scritte o a firmare degli atti che spontaneamente forse non avrebbe fatto.
Se poi si sta approfittando di una condizione di incapacità di intendere o di volere di in soggetto siamo allora davanti ad una costrizione fisica, in questo caso si parla invece di “mano forzata”, che realizza un abuso ed una violenza fisica vera e propria.
Contraffazione dello scritto
In grafologia il termine “mano guidata” sta ad indicare che scritto è stato eseguito con costrizione fisica della mano che lo ha realizzato, tale costrizione è una forzatura che toglie volontarietà e consapevolezza al prodotto così creato sul foglio o sulla pagina.
Si tratta di una vera e propria contraffazione dello scritto che esclude la paternità e l’autenticità dello scritto così formato, in quanto non vi è alcuna spontaneità del gesto e del risultato della scrittura.
Si verifica soprattutto a danno di persone anziane o non pienamente consapevoli di quello che fanno, che acconsentono comunque all’esecuzione del gesto di scrivere, anche se il prodotto non è perfettamente riconducibile alla volontà di chi ha formato la scrittura.
Se così non fosse non si riuscirebbe a formare una grafia completa, che possa definirsi tale, attraverso una mano guidata che viene guidata da altri,
Essendo la scrittura il prodotto di un movimento fine e dettagliato dalla mano, si comprende come il gesto deve essere condotto con una presa sicura ma anche con una certa delicatezza, oltre che decisione, altrimenti il prodotto sarebbe soltanto uno scarabocchio non riconducibile ad una scrittura vera e propria dello scrivente.
Il fine di tale azione è spesso a carattere economico, si vuole in tal modo ottenere uno scritto che sia più vicino al desiderio di chi esercita la forzatura del gesto piuttosto di colui che scrive di fatto.
Pensiamo ai tanti esempi concreti in cui si vuole ottenere un testamento che diversamente non esisterebbe o esisterebbe con delle volontà espresse diverse.
Da qui la certezza che se si riesce a provare l’esistenza di una mano che è stata guidata nello scrivere non può esistere la volontarietà dello scritto ottenuto con un gesto forzato e non spontaneo.
Riconoscere una mano guidata
Non è facile riconoscere una grafia o firma con mano guidata e costretta se non si hanno altre grafie utili per la comparazione, ma si possono comunque notare quei segni che ad esempio stonano con la fluidità del gesto grafico o con lo sviluppo delle lettere e delle parole.
Inoltre, la “guidatura” del gesto non può essere effettuata con la stessa calibratura della forza usata per indurre qualcuno a scrivere, l’induzione al gesto pertanto sarà variabile all’interno della stessa scrittura e facilmente verificabile se lo scritto si compone di più righe.
Allo stesso modo anche la firma può essere sottoposta all’esame di una mano guidata: anche se composta solitamente da due sole parole (il nome ed il cognome), la firma è il gesto più spontaneo dello scrivere, e nella maggior parte dei casi anche piuttosto originale.
Diventa pertanto difficile riuscire a formare una firma valida con una forzatura che costringe la mano.
Vi sono comunque dei casi in cui lo scrivente esegue una firma, od uno scritto, in modo molto semplice, per lo meno apparentemente semplice da riprodurre, perché ad un attento esame, anche le scritture più semplici da ricopiare possono celare dei segni e dei gesti che rivelano o meno l’autenticità e la paternità di uno scritto in capo al suo reale autore.
Avere poi la possibilità di confrontare lo scritto incriminato con altre scritture sempre dello stesso ritenuto autore facilita molto l’indagine valutativa dell’autenticità o meno della scrittura.
I segni della mano guidata
In genere una scrittura forzata o guidata evidenzia sempre delle differenze palesi dalle scritture originali, differenze che in molti casi sono distinguibili da chiunque, mentre in altri la distinzione è visibile solo da un tecnico grafologo.
Negli scritti indotti da una forzatura si notano le contratture, le forme grafiche che creano fonemi e parole, modalità di esecuzione del gesto scrittorio diverse da quelle originali.
Questo perchè chi scrive in maniera forzata fa comunque una certa resistenza, più o meno palese, che inevitabilmente viene registrata e resa visibile dalla scrittura.
La tensione del tratto esprime nervosismo, difficoltà a riconoscerlo come proprio, a prenderne la paternità, si sente la pressione dall’esterno, l’invasione del terzo incomodo che viola la sfera personale, si percepisce il disconoscimento della scrittura o della firma, ed inevitabilmente questi fattori vanno a compromettere la spontaneità dello scritto modificandolo.
Le piccole differenze, le minuscole variazioni che si leggono nella grafia contestata, e che non si rilevano nelle grafie originali, sono il primo indizio di contraffazione e di mancanza di autenticità.
La stessa fluidità del gesto viene compromessa, anche se bene realizzata una scrittura fatta con mano guidata fa emergere sempre gli elementi di una velocità diversa da quella originale.
Anche questo è un segno di disconoscimento dello scritto fatto dallo scrivente: il gesto spontaneo è sempre più scorrevole e fluido di un gesto che viene disconosciuto da chi lo esegue.
Gli spazi tra le parole, o anche tra le lettere, si allungano come a cercare ossigeno vitale, le dimensioni del carattere risultano schiacciati dalla volontà di altri che si impone alla nostra.
La mano si ferma sulla punteggiatura aumentandone la pressione, imprimendosi nel foglio soprattutto nei puntini, che rappresentano l’orgoglio ed il bisogno della verità.
Tutto questo si può verificare solo se esistono delle scritture o delle firme originali e autentiche da poter confrontare e comparare.
Profili giurisprudenziali
La Giurisprudenza sulla questione della mano guidata si è espressa più volte nel disconoscere la volontarietà di una scrittura comprovata come prodotto di un gesto forzato.
Vedasi in tal caso la sentenza della Cass. civ. n. 30953/2017 ove si stabilisce che “qualora il de cuius per redigere il testamento abbia fatto ricorso all’uso materiale di altra persona che ne abbia sostenuto o guidato la mano nel compimento di tale operazione, tale circostanza è sufficiente ad escludere il requisito della autografia, a nulla rilevando l’eventuale corrispondenza del contenuto della scheda testamentaria alla reale volontà del testatore”
Appare pertanto chiaro che la Corte escluda, ai fini della validità del testamento olografo, qualsiasi tipo di intervento del terzo indipendentemente dal fatto che la volontà del testatore sia stata rispettata o meno, in quanto di fatto c’è una modificazione effettiva della gestualità abituale del soggetto che sta scrivendo una scheda testamentaria, dovuta appunto alla “guida” esercitata dalla mano scrivente esterna.
Questo aspetto è particolarmente importante non soltanto da un punto di vista giuridico ma anche da un punto di vista peritale.
Infatti, l’intervento esterno in un documento, di fatto altera la piena autografia e la piena validità, a maggior ragione se si tratta di un soggetto che aiuta e guida con il proprio impulso grafo-motorio la mano del testatore, rendendola innaturale ed alterata, assolutamente lontana dalla spontaneità del gesto grafico di ogni mano scrivente, a prescindere dalla qualità del prodotto grafico.
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