La mano guidata
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11/12/2016La firma è la nostra identità sociale.
La firma rappresenta nella scrittura ciò che noi esibiamo all’esterno, al pubblico essa è l’essenza di ciò che noi vogliamo essere ed apparire agli altri.
Il testo di uno scritto, il corpo centrale della scrittura per intenderci, parla della personalità intima dello scrivente, delle sue infinite sfaccettature che possono anche non essere colte all’esterno, nella sua complessità fatta di un passato e delle aspettative verso il futuro, di tensioni, di paure ma anche di desideri e di sogni.
In pratica la parte del testo di uno scritto rappresenta la persona come realmente è, senza maschere e sena finzione.
La firma, invece, da la visione di come uno si vuole vedere nel suo ambiente, di quale parte di sè mostra agli altri e definisce la sua identità sociale.
Testo e firma sono dunque i due aspetti della personalità: il primo è quello interiore, che appartiene al privato, quello che a volte viene celato e nascosto, quello che appartiene solo alla profonda conoscenza di sè; la seconda invece è quella mostrata, la parte che gli altri devono vedere, anche se non corrisponde alla parte interiore.
Nome e cognome
La nostra sottoscrizione è composta da quell’elemento che ci identifica, cioè il nome e il cognome, che hanno un diverso significato psicologico.
Il nome identifica la persona, è molto personale, identifica l’uomo è la donna nel particolare, come individui a se stanti, come esseri indipendenti anche se facenti parte di un contesto sociale.
Il cognome, invece, indica la casata, la famiglia di origine e quindi la nostra provenienza, provenire da una certa famiglia ci identifica nel più ampio gruppo sociale che è la società, gli altri intorno a noi.
Per capire se per una persona è più importante la sua individualità o la sua appartenenza ad un ceppo familiare basta guardare come viene eseguita la firma.
Se il primo ad apparire è il nome vuol dire che la persona da più importanza a se stessa che alla sua origine, mentre se scrive prima il cognome vuol dire che la provenienza ed il casato hanno un aspetto prevalente e dominante nella sua vita.
Non mi sto riferendo alle firme apposte su atti pubblici dove viene richiesto un certo ordine cronologico del proprio nome, come quando per siglare un atto di notarile o per motivi di archiviazione viene espressamente richiesta la modalità: prima il cognome e poi il nome.
In tal caso noi verghiamo seguendo le indicazioni che ci vengono date, ma quando firmiamo di getto, spontaneamente, noi seguiamo il nostro sentire e le nostre modalità di relazione con noi stessi e col mondo esterno.
Solo quando siamo spontanei nello scrivere la scrittura parla di noi stessi nel modo più trasparente possibile.
Conformità col testo
Lo stile grafico della firma può essere uguale al testo oppure può differire in alcuni elementi.
Quando la firma corrisponde in pieno allo stile grafico del testo significa che chi scrive ha un’interiorità che traspira senza difficoltà all’esterno, la persona così com’è è effettivamente quella che viene mostrata al di fuori e col prossimo.
Quando non c’è corrispondenza o c’è ma è poca, in pratica ci sono alcuni elementi o forme che distinguono, allora vuol dire che la persona non si mostra così com’è realmente.
Un esempio lo si trova nelle scritture che seguono dove appare chiaramente che la sottoscrizione ha uno stile completamente diverso da quello usato nel testo.
I motivi che indicono a tale difformità possono essere i più disparati, e di solito emergono dall’analisi della scrittura in generale, che è quella che descrive, senza filtri o falsità, tutta l’interiorità e la personalità dello scrivente.
Per esempio, il bisogno di non trasparire troppo all’esterno può derivare da una forma di timidezza, di diffidenza, di paura a mostrarsi così com’è realmente. E questi fattori sono caratteriali, cioè dipendono dalla caratteristica della personalità dello scrivente.
Ma i motivi possono essere anche altri e derivare dal bisogno di nascondere una parte di sè. In tal caso la persona ha timore di non essere accettata dagli altri, di non essere amata o stimata allo stesso modo, oppure teme di perdere la considerazione degli altri se si mostra troppo apertamente.
Oppure la persona pensa che per essere stimata dagli altri deve dare una visione di sè diversa, in modo da nascondere tutte le fragilità per mostrarsi invece all’altezza delle circostanze richieste dal suo ambiente.
Sia nel caso in cui la necessità di mostrarsi diversi dipenda da un fattore soggettivo che oggettivo ci sarà sempre una firma che è redatta in modo più o meno diverso dal testo.
Se è conforme al testo significa che la persona autrice ha raggiunto un grado di individualità corrispondente alle aspettative, è veramente chi ambiva a diventare, ha raggiunto i suoi obbiettivi e riconosce se stesso come la persona degna del risultato ottenuto nella vita.
Quando invece la firma dello scrivente differisce dal testo significa che il desiderio di vedersi in un certo modo, il desiderio di apparire nell’ambiente circostante, sociale, famigliare o professionale, non è stato raggiungo tanto quanto lo erano le aspettative di partenza.
Tale dualismo può nascere anche a delle insoddisfazioni personali per lo stile di vita attuato o per delle ambizioni diverse dalle predisposizioni personali.
Quando si vive un tipo di vita ma si desidera ardentemente essere altrove o in circostanze diverse la firma tende a diversificarsi dal resto del testo, segnalando tale ambizione o desiderio.
Distanza dal testo
Anche la distanza della sottoscrizione rispetto al testo ha la sua importanza.
Solitamente la distanza media da un testo è quella che rappresenta la misura di una riga vuota dello scritto (dipende anche dal calibro della scrittura), se è maggiore, cioè più righe, la firma è distante dal testo, se invece è inferiore si dice che la sottoscrizione è addossata al testo.
Mettere o meno della distanza rispetto al corpo dello scritto centrale ha un significato psicologico ben preciso.
Chi scrive con una distanza media rimarca ancora la coincidenza dell’interiorità, di com’è, rispetto a ciò che traspira all’esterno. La firma che segue ne è un esempio.
Come si può notare il nome è redatto con uno stile identico al testo.
Chi sottoscrive con molta distanza dal testo è come se volesse prendere le distanze da ciò che ha scritto, e che rappresenta se stesso, come se volesse disconoscere quell’interiorità che lo rappresenta da ciò che traspare perchè non la riconosce o perchè la sente molto lontana da se stesso.
Oppure perchè fatica ad adattarsi all’ambiente che lo vuole diverso da com’è ma egli non può celarsi alla sua vera natura e questo conflitto viene espresso nella sua scrittura e nella sottoscrizione.
Come si può notare nelle scritture qua sopra la firma è redatta con uno stile diverso, in tali due casi sia lo stile che la distanza parlano di una dualità della persona che fatica a combaciare.
Quando la firma è invece addossata al testo, che è molto vicina se non addirittura messa sulla stessa riga dell’ultima parola, allora significa che la persona scrivente ha difficoltà ad allontanarsi dal suo “Io soggettivo” per immettersi nel mondo.
Questo per estrema timidezza, diffidenza o perchè non si è ancora acquisita un equilibrio interiore che dia stabilità e sicurezza, per dei motivi che solitamente emergono chiaramente dall’analisi della scrittura.
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2 Comments
Buongiorno Marilena,
la spiegazione sulla t si applica anche sulla firma? Cioè se in scrittura corsiva standard il taglio è sempre regolare, ma in firma sopraelevato e allungato, come si commenta?
grazie
Cristina
Le due “t” eseguite in modo diverso hanno anche un significato psicologico diverso
Per capire la distinzione di come scriviamo nel testo e nella firma la rimando a due miei articoli, se poi desiderasse farsi analizzare la scrittura sono a disposizione:
https://www.marilenacremaschini.it/il-carattere-e-la-personalita-sociali-svelati-dalla-firma/
https://www.marilenacremaschini.it/cosa-significa-quando-la-firma-e-diversa-dal-testo/
Mi faccia sapere mandandomi una mail
Marilena