Il riccio dell’ammanieramento
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16/10/2017Il riccio dell’evasione fantastica parla di eccessiva fantasia.
Il riccio dell’evasione fantastica, detto anche della fissazione idealistica o ideazione fantastica, è un segno grafologico che parla di molta fantasia, creatività, tendenza a divagare col pensiero e l’immaginazione, ma se presente in modo eccessivo ed evoluto può essere indizio di pensieri ossessivi e maniacali (tutto dipende dall’intensità del segno).
Il simbolismo orizzontale
Come lascia intendere il nome, lo scrivente che realizza questo segno tende ad evadere con la fantasia, questo tipo di evasione è un aspetto che domina l’esistenza della persona.
Proprio perché riguarda il pensiero, il riccio dell’evasione fantastica si sviluppa occupando la parte superiore della lettera con un gesto che eccede il grafema, cioè con una evoluzione del gesto eccedente la forma naturale della lettera. Solitamente questo riccio dell’evasione parte da rigo di base per innalzarsi ed accompagnare le forme dello scritto, infatti è presente nella maggior parte dei casi nelle vocali che finiscono con una gambetta, e si rivolge verso l’alto.
Lo si trova prevalentemente in finale di parola, ma nelle scritture Staccate può formarsi anche all’interno della parola stessa. Si evolve verso l’alto perché la parte soprastante, per il simbolismo spaziale, è l’area predisposta per tutto ciò che riguarda il pensiero, l’immaginazione e la fantasia.
L’ampiezza del campo di coscienza, la disponibilità intellettiva ed affettiva nei confronti degli altri e delle loro idee, un atteggiamento estroversivo ed esplorativo in generale, si manifestano attraverso un movimento grafico sciolto, ampio e slanciato. La sollecitazione di un marcatore somatico positivo produce slancio e proiezione verso il futuro.
La preoccupazione di difendere se stessi e le proprie idee, il timore di concedere troppo spazio agli altri e di esserne condizionati, un atteggiamento introversivo e di chiusura, che limita gli spazi di perlustrazione e reprime le tendenze, sono espressi da un movimento grafico ristretto, che ravvicina le lettere e le parole.
La sollecitazione di un marcatore somatico negativo suggerisce di non proseguire perché si profila una situazione di pericolo e di allarme, quindi la persona si chiude in se stessa “contenendo” anche ciò che crea, come appunto la scrittura. In una scrittura è simbolicamente significativo anche il non scritto, in quanto, quando scriviamo inconsciamente decidiamo come gestire lo spazio bianco, che di rimando rappresenta lo spazio intorno a noi nell’ambiente in cui viviamo.
Una sollecitazione di un marcatore somatico positivo invece è sintomo di apertura, disponibilità, fiducia verso l’altro e l’ambiente circostante, pertanto anche le forme della scrittura tenderanno ad ampliarsi e ad evolversi. Il significato, positivo e/o negativo, dei singoli segni non deve mai essere considerato in assoluto, ma sempre e solamente in rapporto al contesto grafico. Lo stesso vale per questo segno dell”evasione.
Disegnando le singole lettere, l’Io descrive un proprio “autoritratto dinamico”. L’ampiezza dell’occhiello, e in generale del calibro della scrittura, è proporzionale allo spazio-tempo dedicato al pensiero. Lo spazio interletterale ed il collegamento di una lettera con la successiva all’interno di una parola rappresentano la modalità con cui l’Io si relaziona con il Tu e con la realtà esterna.
Il riccio dell’evasione fantastica è un gesto che si crea proprio in questo spazio, del sopra e dell’intorno, e rappresenta il modo che la persona scrivente ha di sentire il rapporto con l’altro, con l’ambiente e col suo futuro. La parola, costituita da un certo numero di lettere in cui si raffigura l’Io, rappresenta la concatenazione delle esperienze.
Lo spazio tra parole rappresenta simbolicamente il tempo di riflessione che l’Io si riserva prima di intraprendere nuove esperienze. I significati simbolici sottendono ragioni neurobiologiche del pensiero e delle emozioni ed implicano l’interazione sistemica delle strutture sottocorticali, corticali e neocorticali implicate.
La scrittura come test
La scrittura rappresenta una proiezione grafica della personalità dello scrivente sul foglio. Al pari dei disegni, che sono dei costrutti grafici, anche la scrittura è lo strumento principale per esaminare l’interiorità della persona.
Le forme dei grafemi si realizzano come un disegno, proiettando nelle sue forme quello che passa nella mente dello scrivente, ecco perché è possibile analizzare la scrittura. Ed in tal senso ancora di più si prestano le forme che eccedono l’essenza del grafema scolastico, proprio perché sono un’evoluzione personalizzata dallo scrivente e che rendono unica ed irripetibile una scrittura.
La scrittura, come il disegno usato per i test cognitivi in psicologia, rappresenta un’attività costruttiva, un’espressione artistica a contatto con l’inconscio, e al contempo una forma di espressione e di comunicazione. Tra le altre cose, questa modalità espressiva, ha la funzione di soddisfare i bisogni lucidi, affettivi ed emotivi.
La creatività della rappresentazione grafica permette a chiunque di comunicare all’esterno ciò che vive nel suo mondo, di concretare una rappresentazione interna con concetti spontanei. Ecco perché la scrittura non mente e descrive perfettamente com’è realmente la persona.
Analizzando la scrittura, come i disegni, è possibile:
- avere delle informazioni sulle caratteristiche individuali e comportamentali
- avere una visione complessiva dei suoi stati emotivi
- cogliere dei segnali che la persona sta lanciando
- comprendere dei momenti di disagio che sta vivendo
- fornire i dettagli del suo costrutto psicologico.
Quando si forma una scrittura o, meglio ancora una lettera, la sua rappresentazione grafica prende forma da un’immagine visiva, che non è necessariamente la riproduzione fedele di un oggetto, di un modello percepito (che nel nostro caso sono i grafemi con le forme apprese a scuola) ma è una ricostruzione originale, un oggetto interiorizzato, ricostruito all’interno della nostra mente e del nostro sentire, e questa ricostruzione interna dà origine a quello che viene definito il «modello interno» che la persona ha di se stessa.
Perciò, qualunque sarà il risultato grafico obiettivo, è fondamentalmente realistico della persona, laddove per realismo intendiamo qualsiasi elaborazione personale della realtà percepita, che varia da persona a persona (ecco perché le scritture non sono mai uguali) ed è realistico perché ha la funzione di rappresentare sempre qualcosa.
Il riccio dell’evasione
Il riccio dell’evasione fantastica si presenta prevalentemente nelle scritture lente, flemmatiche, la cui velocità è messa da parte per dar maggior spazio al ragionamento, all’ideazione, alla fantasia che prende dunque il sopravvento sugli aspetti materiali e pratici.
Facendo parte del pensiero lo sviluppo del riccio dell’evasione si eleva verso l’alto ma in modo lento, flessuoso, delicato, può trovarsi in finale di parola ma anche all’interno di essa quando diventa una fissazione idealistica che prevarica sugli aspetti quotidiani della vita.
Come detto in premessa, l’intensità del segno dell’evasione determina l’intensità dell’evasione fantasiosa e quando essa può dominare l’esistenza: se si trova nella scrittura in forma lieve può determinare una personalità impostata più sul pensare che sull’agire, mentre quando nella scrittura è un segno dominante o molto evoluto nella forma significa che la persona che lo crea confonde spesso la realtà dalla fantasia, da quello che sarebbe normale al troppo fantasticare.
Nella scrittura riportata di seguito le frecce indicano delle evoluzioni delle lettere verso l’alto, ma non tutto rivolte nella stessa direzione (anche se tutte guardano verso l’alto), inoltre, non tutte hanno la stessa lunghezza ed il grado di chiusura verso la lettera.
È un gesto di interiorità, di profondità, di animo sensibile verso se stesso (quando il riccio dell’evasione chiude sulla lettera) ma anche verso le persone che gli sono care (quando il riccio dell’evasione è più aperto verso l’esterno), ed il racchiuderle da sopra come un cappello rappresenta la forma di protezione e di riparo più primitiva, semplice ma efficace.
Esempi di scritture
Vediamo insieme alcuni esempi di scrittura dove si evidenziano i ricci dell’ideazione. In questa prima scrittura il riccio si eleva verso l’alto con un gesto contenuto, quasi timoroso (il tratto diventa evanescente) me si nota l’elevazione del tratto verso l’alto anziché verso destra.
L’atto di ideare con intensità è presente, costante, ma, proprio come è trattenuto il gesto dello scrivere (lettere molto addossate), allo stesso modo si cerca di nascondere il troppo fantasticare, per timore di essere giudicati o rimproverati.
Anche in questa seconda scrittura il riccio dell’ideazione è presente, con minore intensità (molte delle finali di parola cedono verso il basso) ma il gesto creato è più evidente, più marcato e sale in maniera più vistosa e vigorosa.
Data l’elevazione verso l’alto del riccio dell’evasione si può dire che lo scrivente tende a favoleggiare e fantasticare un po’ troppo, col rischio di perdere di vista la realtà dei fatti e della sua condizione.
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