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29/11/2017Il riccio del nascondimento è il segno della falsità e della menzogna.
Chi forma questo piccolo segno ha pensato o fatto qualcosa di sbagliato e di cui si pente, vorrebbe desiderare di non averlo mai fatto o detto, per cancellare l’errore vorrebbe ritornare indietro nel tempo, al momento in cui poteva evitare di mentire, ma questo non è sempre possibile. Si rimane pertanto consapevoli della menzogna fatta e si avvia un procedimento emotivo negativo che innesca la paura di essere scoperti.
Significato del riccio
Quando scriviamo la nostra memoria fa un tuffo nel passato, se in quel passato abbiamo fatto qualcosa di cui ci pentiamo, come ad esempio mentire, e temiamo di essere scoperti, inconsapevolmente l’emozione negativa crea una leggera contrazione della mano, una contrattura che incide sul gesto e quindi anche sullo scritto. Nasce così il riccio del nascondimento.
Il riccio del nascondimento, nato da detta contrattura emotiva della mano, si presenta visivamente come un gancio, un uncino creato nella finale di lettera e parola, un tratto che scende sotto il rigo per poi voltarsi verso sinistra. Per il simbolismo spaziale il significato della direzione sinistra è il passato, il desiderio del ritorno ad esso, quando tutto era più semplice e privo di responsabilità. Ecco di seguito un esempio di come viene realizzato.
Solitamente questo riccio del nascondimento si trova nella parte finale della parola, ma nelle scritture di tipo Staccate può presentarsi anche all’interno della parola stessa, quando il gesto si ferma tra una lettera e l’altra separandole. Nella maggior parte dei casi viene eseguito mentre si formano le finali delle vocali quali la “a”, le “e” e la “i” minuscole, le lettere che sono più predisposte a creare una gambetta.
Il segno del nascondimento in questione travolge due aree che hanno un significato psicologico ben preciso: il sotto e la sinistra. La parte sotto rimanda ai nostri aspetti istintivi di tutela e protezione, la sinistra rappresenta invece il nostro passato.
Nella parte sottostante il rigo, nella parte bassa di ogni rappresentazione grafica, si trova l’istinto ed i bisogni primordiali dell’uomo, come quello della difesa, della tutele della propria incolumità, infatti il riccio del nascondimento rappresenta un meccanismo di difesa.
La persona che lo forma inconsapevolmente attua anche dei comportamenti inconsapevoli di cui però si pente, perché sa che mentire è raggirare l’altro, mettere a rischio la sua fiducia compromettere la qualità del rapporto. Eppure, chi mente e disegna questo riccio nella sua scrittura, nonostante sappia che mentire è fare del male, non riesce a farne a meno, per paura di essere rifiutato, deriso, per paura di essere abbandonato o di rimanere da solo.
La persona che mente non ritiene di essere adeguata, di avere valore, non si ritiene degno dell’amore e dell’amicizia dell’altro, allora cerca di costruire un falso Sé migliore, che abbia tutte le qualità che gli mancano, perché sia perfetto per essere voluto e stimato dagli altri.
Da qui la necessità di mentire, il suo bisogno di dire delle piccole o grandi bugie per rendersi migliore agli occhi degli altri. Mentendo mette in atto un gesto difensivo, istintivo, che fa parte del suo background personale, del suo vissuto, del suo passato in cui doveva rendersi migliore per farsi volere più bene, solitamente da un genitore o da entrambi che sentiva lontani.
É un atteggiamento infantile, perché origina da lì, un comportamento acquisito e che si è evoluto anche da adulto, e che riporta l’adulto ad essere quel bambino bisognoso d’amore qual era.
É la ricerca di quel comportamento infantile del passato, che in grafologia rappresenta il vissuto ed il rapporto coi genitori, e che si materializza andando a sinistra col gesto, retrocedendo verso il passato (la sinistra appunto). Ecco perché questo piccolo gancio del gesto grafico viene prodotto in basso e in direzione della sinistra.
Chi mente è consapevole della menzogna e se ne dispiace, ritornare a sinistra rappresenta anche il desiderio di tornare indietro nel tempo, a quell’attimo prima dell’aver mentito, magari per cercare di non farlo e di sentirsi migliore.
La regressione verso sinistra rappresenta il senso di vergogna e di colpa, e con più il gesto è lungo ed ampio verso la sinistra con maggiore enfasi è percepito tale sentimento negativo.
Esempi del riccio
Nella prima immagine qui sotto abbiamo una breve scrittura che rileva un solo riccio del nascondimento, in tal caso si tratta di una situazione non abitudinaria, insolita e dettata o dal momento o dalla necessità di sfuggire ad un rimprovero, un richiamo, o delle discussioni che la verità potrebbe far sorgere.
Come si può notare, il riccio compie un gesto molto evidente, addirittura crea un semicerchio più grande delle asole medie della scrittura, determinate attraverso il calibro, nonostante sia l’unico segno del riccio del nascondimento il gesto è molto ampio.
In questo scritto lo scrivente si è sentito in colpa, ed il sentimento negativo è molto forte ed invalidante, lo scrivente ha il rimorso per ciò che ha detto, fatto o pensato nel momento in cui ha realizzato lo scritto, e vorrebbe ritornare sui suoi passi indietro nel tempo per comportarsi in maniera diversa.
Nella scrittura che segue, invece, il rilevante numero di ricci del nascondimento non lasciano dubbi sul fatto che ci troviamo davanti alla scrittura di un bugiardo patologico, una persona che non riesce ad essere sincero, che prova comunque un senso di colpa ma, per non compromettersi, anziché trovare una soluzione, continua a mentire, trasformando la sua vita in qualcosa di falso ed inverosimile, col rischio che in tali casi non si comprende più il confine di ciò che è vero, e corrisponde alla realtà, e ciò che è stato inventato.
Si può dire che questa scrittura, come la vita dello scrivente, è sommersa da parecchie falsità. Il risultato di questo stile di vita, però, non cancella i forti sensi di colpa che investono lo scrivente e di conseguenza la sua scrittura.
Il gesto crea dei ricci di piccole dimensioni, corrispondenti al calibro della scrittura, presente in quasi tutte le finali di parola. L’intensità del segno è dunque molto elevata, segno della tendenza costante nel mentire.
La persona che crea questo tipo di riccio, con questa intensità, fa della menzogna lo strumento principe nel rapporto con gli altri, mentendo non solo nelle circostanza necessarie, ma in tutto, anche nelle questioni di nessuna importanza, questo perché ormai il mentire per lui è diventato un’abitudine, un’abitudine da cui non riesce a non dipendere.
Nella sfera professionale chi presenta questo segno sa valorizzare al meglio le sue prestazioni, ben oltre alle sue capacità reali, che saranno invece di qualità mediocre, se non addirittura insufficiente, proponendosi e vantandosi di risultati mai raggiunti o raggiunti da altri.
Le relazioni sentimentali e private con questo tipo di persona saranno difficili, perché è difficile concedere fiducia e perdono a qualcuno che non vuol cambiare atteggiamento.
Lo stesso tipo di abitudinarietà nella falsità la troviamo anche nella scrittura che segue.
Come si può notare, il gesto che crea il riccio del nascondimento si trascina parecchio verso la sinistra e sotto il rigo di base, segno dell’importanza del “gesto consapevole”.
Questo sta a significare che più che l’intensità del gesto, cioè il mentire, è più la ricerca della sensazione negativa che lascia questo comportamento (intenzione di raggirare, pensare di aver successo in tal modo) a caratterizzare la personalità di questo scrivente.
Lo stile lento e flemmatico della scrittura, inoltre, fanno propendere per una persona che agisce con logica e consapevolezza degli intenti, una predisposizione al raggiro voluta e calcolata, ritornando al tempo in cui da piccolo con la menzogna otteneva ciò che desiderava dai genitori e dalle persone attorno a lui, o lei. Il raccontare bugie è una fase tipica dei bambini, che però crescendo si perde per acquisire un senso della realtà più maturo e adulto perché rispettoso degli altri.
Chi mantiene tale comportamento infantile ricerca delle modalità comportamentali che fanno più parte di un vissuto infantile che quelle di un adulto maturo, cioè quello di una persona capace di prendersi delle responsabilità per quello che è e per quello che fa.
Questo pensiero infantile e divergente lo si riscontra nel tratto trascinato a lungo verso la sinistra, un tratto molto vistoso e più ampio di tutti gli altri tratti finali di parola che si vedono nelle lettere della sua scrittura, questo perché rimanda ad un comportamento pieno di consapevolezza e di intenzionalità.
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2 Comments
Molto molto interessante. Ho notato questi ricci del nascondimento in una persona amica, anche se ho capito che qualcosa non va, ma non lo dice.
Sono contententa del fatto che abbia avuto un riscontro nei fatti dal comportamento di chi scrive con tali segni distintivi
saluti
Marilena