La vittima del manipolatore
03/12/2017Riconoscere un manipolatore
03/12/2017La manipolazione passa attraverso tre livelli.
Non sempre chi ci è vicino vuole il nostro bene. Partner, amici, parenti o colleghi di lavoro possono mettere in atto delle strategie per annullarci o per ridurre la nostra autostima. Si tratta di vere e proprie tecniche di manipolazione. Non sempre è facile rendersi conto di essere una vittima, tuttavia, è importante imparare a riconoscere queste tecniche perché potrebbero danneggiarci seriamente.
Manipolazione come abuso
La manipolazione è una profonda forma di abuso e violenza psicologica; è molto difficile capire di essere manipolati ed ancora più difficile uscirne, perché fa leva sulle nostre paure più profonde: la paura dell’abbandono, di non essere amati, la paura di non essere all’altezza.
La manipolazione, nonostante sia un fenomeno molto diffuso nella società di oggi, è spesso sottovalutato e difficilmente diagnosticabile, e si può manifestare in tutte le relazioni con particolare coinvolgimento emotivo: nelle relazioni sentimentali, nei rapporti di lavoro, nelle amicizie ed in famiglia.
La manipolazione affettiva non ha lo stesso effetto devastante sulle persone perché diversa è la capacità di reagire di ogni individuo e spesso il risultato è condizionato dalla sfera di amicizie o persone care di cui la vittima fortunata si circonda.
La manipolazione può evolversi in gravità ed intensità, e i suoi effetti negativi sulla relazione e sulla vita psicologica e pratica della vittima diventare gradualmente più evidenti, intensi e pesanti, fino a raggiungere una soglia di pericolosità che può portare a sviluppare gravi disagi psicologici.
Robin Stern, nota terapeuta americana, riconosce tre livelli di manipolazione, distinti per intensità e sintomi della vittima. Ad ogni livello corrispondono determinate conseguenze per la vittima.
Primo livello
È il livello iniziale. La manipolazione si manifesta di rado e tramite episodi occasionali: piccoli malintesi, lievi arrabbiature che però lasciano un retrogusto amaro e una strana sensazione. È il primo campanello d’allarme ma la vittima lo sottovaluta.
Il manipolatore alterna momenti di dolcezza con altri di crudeltà, senza che questi ultimi pesino troppo. Proprio tale alternanza non consente di vedere il manipolatore per quello che realmente è: se sa essere buono quindi non può essere anche cattivo.
Faccio un esempio. Immaginate una donna che ha appena cominciato una relazione con un uomo e sono nella fase dell’innamoramento. Una sera vanno al cinema, e alla biglietteria la donna scambia una battuta col cassiere. Al rientro a casa l’uomo la accusa di aver flirtato col commesso e quindi avergli mancato di rispetto. La donna sa che questo non è vero, ma tenderà a giustificarsi col compagno. Comincerà a temere le reazioni del partner e controllare cosa dice e come, comincia a non sentirsi libera.
Questo stadio potrebbe durare qualche mese o restare tale nel tempo. Una buona consapevolezza ed un buon dialogo potrebbero interrompere il meccanismo manipolativo. Se questo non si verifica la manipolazione passa al livello successivo.
I segnali più frequenti della persona manipolata in questa prima fase sono:
- sensazione di confusione e sconcerto;
- irritazione;
- estremo controllo di fronte al manipolatore per paura di una sua reazione;
- timore di essere fraintesi;
- sensazione di ansia generalizzata quando la persona si avvicina;
- lieve sensazione di timore durante le discussioni;
- incubi occasionali;
- gli amici dubitano del rapporto.
Secondo livello
Nonostante ci sia ancora consapevolezza di sè, in questo livello la persona manipolata comincerà a vacillare e mettere in discussione ciò che pensa e che prova. Incomincia a dubitare di se stessa.
Comincerà pian piano a smettere di difendere le proprie ragioni pur di non affrontare il manipolatore. L’approvazione di quest’ultimo sarà sempre più importante e il bisogno di sentirsi amati si farà sempre più forte.
Potranno comparire i primi litigi importanti. Il manipolatore sarà sempre più motivato a dimostrare che ha sempre ragione.
In questa fase si manifesteranno anche offese, critiche, ricatti affettivi o lunghi silenzi e la vittima, poiché non in grado di reggere questi trattamenti, sarà sempre più disposta a fare qualsiasi cosa per evitarli.
Il punto di vista del manipolatore sarà più importante di quello della vittima. Incomincia ad acquisire potere e controllo sulla vittima.
I segnali più evidenti di questa seconda fase sono:
- sensazione di fragilità;
- ansia generalizzata;
- stanchezza fisica e mentale;
- diminuzione di interessi;
- difendere il manipolatore davanti amici e parenti;
- giustificare spesso gli atti del manipolatore;
- amnesia riguardo alcuni episodi o alcuni dettagli delle conversazioni;
- colpevolizzazione per aver fatto arrabbiare il manipolatore;
- pensieri su ciò che c’è stato di sbagliato per aver provocato una reazione così violenta.
Terzo livello
Questo è il livello più grave, e di solito porta la vittima verso la depressione. La vittima si convince di essere sbagliata, di non valere, e di conseguenza di meritarsi questo tipo di trattamento. Comincerà a giustificare sempre il suo carnefice e prenderne le difese, mentendo a sé stessa ed agli altri.
È la fase di resa e di convinzione che il manipolatore ha ragione. Sprofonda così nella autosvalutazione e diventa dipendente dal proprio carnefice. L’unica preoccupazione sarà quella di soddisfare le aspettative e i bisogni del manipolatore, evitando discussioni.
I segnali di questa ultima fase sono:
- depressione;
- sensazione di non valere/essere abbastanza/essere sbagliata;
- perdita di interesse e apatia;
- perdita di piacere;
- forte ansia e attacchi di panico;
- sintomi legati allo stress (tachicardia, tremore, tensione muscolare, emicrania, etc..);
- disturbi psicosomatici (febbre, gastrite, dermatite, eczema, etc..);
- stanchezza fisica;
- pianto (apparentemente) immotivato;
- sensazione di angoscia e smarrimento;
- sensazione di paura;
- evitare di parlare del manipolatore con parenti ed amici;
- giustificazione di tutti i comportamenti adottati dal manipolatore.
Interrompere la manipolazione
Consapevolezza
Il primo passo da fare e prendere consapevolezza della propria situazione. Prendi coscienza che qualcosa nella tua vita non va, informati riguardo tutte le azioni manipolatorie e comprendi che stai vivendo una relazione disfunzionale: amici e parenti te l’hanno già detto, ma questo non ti è bastato.
Riconosci le strategie
Informati e cerca di capire tutte le tattiche messe in atto dal manipolatore, soprattutto cerca di distinguere la verità dalla versione distorta del manipolatore. Questo è il passo più difficile. Tuttavia, esercitandosi ed ascoltando anche punti di vista diversi di parenti e amici, è possibile.
Confrontati con gli altri e cerca in loro le conferme dei tuoi sospetti sulla manipolazione che stai subendo.
Evita discussioni
Quando ti rendi conto che la conversazione sta diventando una lotta e non porta a nulla di buono, tirati indietro. Non è uno scappare o evitare le discussioni: io lo chiamo “amor proprio”. Inutile concentrarsi su discussioni infruttuose, inoltre ti servirà a mantenere una buona dose di autostima.
Ascolta i tuoi segnali
Comincia ad ascoltarti e capire che tu sei la persona più importante.
Spesso abbiamo la tendenza a scacciare i sintomi, ma questi sono dei campanelli d’allarme che il nostro corpo ci sta mandando per dirci che qualcosa non sta andando nel verso giusto.
Basterebbe cominciare ad ascoltarci senza giudizio per stare bene e imparare a tener conto dei segnali che la nostra mente ed il corpo ci stanno mandando.
Rispettati
Contro ogni forma di violenza o manipolazione c’è solo l’amore. Poiché il manipolatore, nella maggior parte dei casi, non è in grado di dare amore, questo va cercato dentro di noi e nelle persone che ci vogliono veramente bene. Comincia a instaurare rapporti sani, riavvicinati alle persone che senti di voler bene.
Spesso non è facile riconoscere di essere stati manipolati, e ancora meno facile accettarlo. È importante in questo momento chiedere aiuto a chi è in grado di darlo: un familiare, un amico, un esperto.
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8 Comments
In un rapporto di amicizia frasi come: “se sei davvero mia amica come dici, fai così”, “se mi vuoi bene, fai così/torna la persona che mi piace tanto”, “mi stai deludendo,pensavo mi volessi più bene di così” e simili…possono essere considerate manipolazione?
Assolutamente si cara Alessandra in quanto giocando sui sensi di colpa e di resposabilità e impegno nei confronti della “vera amica” la manipolatrice ottiene un comportamento non volto e forzato, che se non eseguito aumenta quei sensi di colpa facendoci sentire non degne amiche.
Questa è sicuramente una forma subdola di manipolazione che in un vero rapporto amicale non dovrebbe esistere.
Spero di aver tolto i dubbi che ti assillano per poter giudicare realmente quella persona
Marilena
in un rapporto di amicizia frasi come “se sei davvero mia amica come dici, fai così”, “se mi vuoi bene, fai così/torna la persona che mi piace tanto”, “mi stai deludendo,pensavo mi volessi più bene di così”, “io non ho mai detto di esser perfetta, però”, “pensa come vuoi, visto che non mi credi” e dopo che tu rispondi “posso anche crederti ma vedo i fatti, che non sono molto diversi da come ho scritto”, sentir dire “non meriti altre risposte”… e simili come possono essere considerati?
Mi aveva già lasciato questo commento, non so se vuole aggiungere qualcosa di diverso.
Come già fatto, è mia opinione che le persone negative è meglio perderle e non più ritrovarle.
Gli amici sono un tesoro ma solo se sono dei buoni amici
A presto
Marilena
Ho riletto l’articolo, navigando, e mi ero accorta solo dopo di aver già lasciato un commento simile… Ma non sapevo come eliminarlo … Grazie
Nessun problema Alessandra, in tal mado ha permesso a me di ribadire una mia posizione al riguardo, molto facile da consigliare quando non si è coinvolte ma difficile da attuare quando si è vittime, in qualunque caso quando vi accorgete che qualcosa non quadra nella persona che vi si avvicina e percepite delle sensazioni strane, come delle vocine che vi suggeriscono di non fidarvi, ascoltatele, ascoltatele perché il vostro sesto senso vi sta suggerendo di salvarvi da situazioni complicate e sgradevoli.
Marilena
Buonasera. Sono separata .il padre di mio figlio di 4 anni è un manipolatore. Io ne sono uscita…lui ora si è buttato sul bimbo a capofitto…e lo sta isolando e rendendolo schiavo della sua presenza …ovviamente recitando la parte del padre perfetto che nn è .
Io mi sento con le mani legate…finora nn ho trovato una persona(mediatori,psicologi)che nn cascasseto nella sua rete .
Nn posso continuare ad assistere alla rovina di mio figlio.
Sono disperata .cosa posso fare ?
Il problema è che non può costringerlo a prendere coscienza del suo problema ed entrare in terapia in quanto è un suo diritto personale rifiutarsi, anche per una diagnosi, inoltre la manipolazione è talmente subdola che è difficile da dimostrare, sopratutto in Tribunale, quindi rischierebbe di fare una causa lunga anni per torturare tutti, figlio compreso, ed alla fine non ottenere nulla.
Solo con dei fatti concreti che possano dimostrare una forma di abuso potrebbe agire penalmente, ma chi lavora con la manipolazione è molto bravo ad apparire un padre perfetto nei confronti di chiunque, vedasi l’effetto fatto su mediatori e psicologi inesperti.
Il mio consiglio è quello di non arrendersi e di rimanere accanto al figlio cercando di fare il possibile per salvaguardare suo figlio, cosa non facile perché da padre accusato qualunque cosa farà la userà contro di lei, anche con il figlio, creando una distanza, e dandosi il modo di apparire migliore di lei perché non pazzo nè delirante.
E di denunciare ogni fatto concreto se dovesse verificarsi, e per fatto concreto intendo un episodio che possa essere penalmente perseguibile.
Ma non prima, rischierebbe di fare un buco nel vuoto come già le è successo.
Se per ora non ha ottenuto nulla agendo è il momento di cambiare tattica: non faccia niente, nessun intervento contro di lui o rimprovero sino ad attendere lo sbaglio di suo marito, un manipolatore è tale quando gli si offre l’opportunità di mentire e giocare un ruolo che non gli appartiene, non gli dia più la possibilità di impersonare il ruolo finto di buon padre, vedrà che avrà delle cadute, sulle cadute lei può farne oggetto di denuncia od esposto ai servizi sociali, ma è meglio attendere un suo errore.
Vedrà che lasciandolo in pace, sentendosi vittorioso, cadrà in fallo, non si dimentichi che un manipolatore per agire ha bisogno del pubblico a cui cantare le sue favole, gli tolga il pubblico osservante ed avrà un uomo che non può più fare sceneggiate.
Spero di esserle stata utile.
Marilena