Il disegno della figura umana
19/07/2017L’apertura degli occhielli
28/09/2017La fine di una relazione è sempre dolorosa.
I rapporti di coppia dovrebbero migliorare la propria vita, i momenti di crisi possono esserci, ma se la relazione è sana sarà sempre costruttiva. Quando una relazione è tossica o quando finisce un amore sono presenti alcuni segnali importanti e sarebbe opportuno cominciare ad interrogarsi se sia il caso di interromperla.
La relazione è finita
Può capitare che l’amore in una relazione di coppia si esaurisca, che sia solo uno dei due a non provare più dei sentimenti o che entrambi decidano che non sia più il caso di continuare. Ma potrebbe anche capitare che i sintomi della fine di un amore siano sintomi di una crisi profonda che non lascia scampo.
Molte volte è la paura dell’abbandono a non permettere di valutare, serenamente e con lucidità, tutte quelle circostanze che sono il sintomo di quello che non va nella relazione.
Quando una relazione sta attraversando un momento particolarmente difficile o ci si rende infelici al punto da domandarsi se stia finendo o se dovrebbe finire, nel profondo del nostro cuore sappiamo sempre quando un rapporto sta per concludersi, solo che spesso preferiamo ignorarlo.
Una delle ragioni per cui ci nascondiamo la verità è che porre fine a una relazione è terribilmente doloroso per chiunque, per quelli che prendono questa decisione e per quelli che la subiscono: preferiamo di gran lunga seppellire la testa sotto la sabbia e cercare il più possibile di non far caso a quei problemi che potrebbero, a lungo andare, degenerare pur di evitare la sofferenza che sappiamo per certo ci sta aspettando.
Di conseguenza permettiamo che nei rapporti si verifichino episodi spiacevoli, penosi e persino intollerabili, senza sapere se sono prove che dobbiamo sopportare e superare o sintomi di una relazione che sarebbe meglio finisse.
Continui litigi
Uno dei principali segnali che rivela quando la relazione è in pericolo si verificano quando questa si trasforma in un vero e proprio campo di battaglia. Se questa descrizione corrisponde a verità, l’unica esperienza che si sta condividendo con il partner è quella conflittuale.
Ci possono naturalmente essere brevi intervalli felici, in cui si vive insieme un evento sociale, una vacanza o un rapporto sessuale, ma la maggior parte dei contatti si svolge sul campo di battaglia.
Anziché scambiarsi buoni sentimenti, ogni incontro è l’occasione per esternare rabbia e delusione, per dolersi di come il partner abbia fallito in passato e continui a sbagliare nel presente.
Se una relazione giunge a tal punto significa che tutti i fattori positivi che la rendono viva e florida si sono ormai esauriti e il rapporto è entrato in una fase degenerativa.
Se litigare in sé può essere un atto positivo all’interno di una relazione sana, i battibecchi ripetuti e inutili più spesso indicano che invece l’amore sta finendo.
In un rapporto che funziona infatti, anche se si verificano occasioni di conflitto, si finisce comunque con il ricavarne frutti, ne scaturiscono informazioni utili ad entrambi i partner per conoscersi meglio, per sentirsi vicini e per saper gestire la relazione in modo più proficuo.
Quando i litigi, invece, rappresentano il sintomo della fine di una storia, essi sono sostanzialmente la milionesima replica della stessa scena di un film trito e ritrito: anziché sentirsi più vicini, i partner diventano via via due estranei alle prese con una situazione disperata.
Alle volte la speranza che l’ultima lite sortisca un qualche risultato aiuta nel tollerare condizioni di questo tipo, tuttavia se nessuno dei due modifica le proprie posizioni, se nessuno fa un passo in avanti verso l’altro, allora significa che probabilmente il litigio è soltanto uno dei modi per evitare quella fine del rapporto che ormai è inevitabile.
Differenze inconciliabili
Una coppia lamenta differenze inconciliabili quando uno dei due partner scopre che lo spazio comune, un tempo condiviso, è diventato talmente circoscritto da essere destinato unicamente a tali diversità.
Si potrebbe scoprire ad esempio che, oltre alle occupazioni, sono differenti le abitudini, gli amici, i valori, il tipo di educazione e che essenzialmente l’unica cosa che si ha in comune è la consapevolezza di quanto il partner sia diverso.
Il più comune settore dove hanno modo di manifestarsi questo tipo di differenze è sicuramente il tempo che ciascun partner è disposto a destinare alla vita intima nel rapporto.
Poiché in una relazione cerchiamo di soddisfare le nostre esigenze individuali, spesso c’è una notevole discrepanza nella qualità e nella quantità di coinvolgimento che ogni partner è disposto a fornire.
In generale, ci si divide su due fronti in base al sesso: le donne sono solitamente più disposte in termini di tempo, disponibilità e coinvolgimento, mentre gli uomini sono un po’ più restii a concedersi.
Se è lecito e doveroso da parte di entrambi scendere in tali casi a compromessi, nel momento in cui questi non dovessero bastare a consentire il tranquillo evolvere della relazione, è probabile che essa non sopravviva.
Distanza emotiva
Ci accorgiamo che la persona cui eravamo legati non è più presente quando, invece, cerchiamo un contatto con l’altro ma quello che avvertiamo è soltanto la sua assenza. Tentiamo di chiacchierare e non otteniamo risposta o ne riceviamo una del tutto negativa.
Quando qualsiasi forma di comunicazione (verbale, sessuale, affettiva) subisce un’interruzione, nella relazione si registra come un blackout percepito appunto come distanza emotiva.
In un certo senso è come se inibissimo le nostre emozioni e le nostre risorse per usarle altrove; per un motivo o per un altro, inconsciamente decidiamo di limitare ogni contatto con il partner.
Una profonda distanza emotiva indica spesso che non si può tornare indietro nella relazione, che a livello inconscio entrambi i partner si sono già creati una realtà alternativa basata sui propri valori e che hanno smesso di consultarsi sulla creazione di una realtà comune che soddisfi invece le esigenze di entrambi.
Momenti di noia
Un altro modo per capire che la propria relazione sta finendo è svegliarsi quasi tutte le mattine depressi, vagamente fuori fase e col muso lungo. In questi casi è possibile che sia stata la vitalità intrinseca della relazione ad essere svanita.
L’eccitazione non c’è più, l’entusiasmo si è spento, tra noi e il partner non succede mai nulla di nuovo, non siamo più “innamorati” e non ci sono abbastanza scopi comuni che forniscano sufficiente sostanza per alimentare il rapporto.
Naturalmente la vita di ognuno è piena di momenti noiosi e persino chi vive felice e contento a volte si sveglia annoiato, senza energie e apatico come se non potesse accadergli mai più qualcosa di interessante, eccitante o affascinante.
Ma in generale quando ci si sente annoiati e frustrati (ma non insoddisfatti del proprio rapporto) il partner funge da rifugio a tutte queste sgradevoli sensazioni e la relazione diviene un luogo di conforto e di guarigione.
A prescindere dalla causa che ha determinato l’allontanamento, in ogni caso la nostra relazione non è più una risorsa su cui poter contare e le sensazioni che accompagnano questa lenta fine del rapporto sono le distrazioni e la mancanza di scopi e motivazioni.
Poiché è facile per noi attribuire alla relazione le colpe della nostra frustrazione e pensare che la persona che più ci è vicina sia la causa di tutto quello che nella vita ci capita di sbagliato e di deludente, è estremamente importante verificare tutti i possibili fattori esterni che, invece, potrebbero avere la loro parte di responsabilità.
Cambiamenti di vita
Molte relazioni, che hanno esaurito tutti gli stimoli che le tenevano in vita, vacillano e precipitano del tutto quando subentra un cambiamento importante nella vita di uno dei due partner.
Quando un amore ha superato il suo ciclo vitale, infatti, un cambiamento che sia relativo al luogo, al lavoro o altre circostanze, può fare emergere il fatto che le sue fondamenta si siano ormai sgretolate, che in un certo senso il rapporto era tenuto insieme solo perché si viveva in una certa casa, in una particolare città o perché c’erano determinate condizioni.
Emblematiche in tal senso sono le conclusioni dei rapporti adolescenziali, vissuti come forti e travolgenti amori, che si sgretolano con l’impatto in un mondo più ampio quale può essere quello lavorativo o universitario, ricco di tante nuove ed importanti opportunità di confronto e di crescita.
Lo stress che accompagna il cambiamento ha la capacità di gettare luce sulle zone d’ombra del rapporto, sui punti in cui si è inceppato.
Affrontarli diventa l’occasione per trasformare la relazione, per migliorarla ed attuare una svolta decisiva, se questa è ancora possibile, o per capire se, in realtà, è una relazione morta da tempo.
I tradimenti
Le avventure, i tradimenti, sono il sintomo classico che nella relazione c’è qualcosa che non va, in quanto così facendo togliamo al rapporto uno degli elementi che lo rendono unico ed esclusivo. Si cerca fuori qualcosa che non si trova più nella coppia.
Il sesso costituisce infatti uno dei leganti più importanti di qualunque rapporto e nella maggior parte dei casi resta ancora l’elemento che separa una storia d’amore da un’amicizia o da un romantico flirt.
A livello inconscio questa è una delle ragioni per cui, quando cerchiamo di porre fine ad un rapporto ma non sappiamo come fare, spesso ricorriamo a un’avventura affinché sia questa a trasmettere le nostre reali intenzioni, intenzioni che magari ci risultano ancora poco chiare o che temiamo di comunicare in maniera più diretta.
Avventure multiple o ripetute di solito indicano un’incompatibilità di base, ed una relazione inframezzata da continue tresche non può di certo essere considerata intima, ma solamente una sistemazione di comodo che sopravvive finché entrambi reggono il gioco.
Nel momento in cui uno dei due desidera trasformarla in un momento realmente intimo, le probabilità che ciò avvenga sono minime poiché il territorio emotivo è già stato ripetutamente violato.
Alcuni consigli
Ecco alcuni consigli su come affrontare sentimenti ed emozioni per la fine della relazione:
- Prendete tempo per elaborare le vostre emozioni: nessuno nasce sapendo come affrontare una rottura. È quindi importante prendersi il tempo necessario per elaborare i propri sentimenti e le proprie emozioni. Reprimere questi sentimenti non farà altro che peggiorare la situazione nel tempo.
- Affidarsi agli amici e alla famiglia: è importante contare sul sostegno della famiglia e degli amici per iniziare a superare la rottura. Dovreste aprirvi con loro ed esprimere i vostri sentimenti, anche se all’inizio può sembrare imbarazzante.
- Prova a scrivere un diario: un modo per imparare a riprendersi da una rottura è usare un diario. Scrivere i vostri pensieri vi aiuterà a liberarvi di molti sentimenti ed emozioni che possono presentarsi quando si affronta la fine di una relazione. Quando si scrive un diario, si consiglia di concentrarsi sugli aspetti positivi della propria vita quotidiana. In questo modo, si può imparare a superare la tristezza attraverso piccoli aspetti della propria routine.
- Non prendete decisioni affrettate: è normale che, di fronte all’angoscia e ai sentimenti negativi che potete provare, cerchiate di fare cose che non vi giovano. Ad esempio, molte persone cercano di contattare il proprio ex e inviano messaggi carichi di emozioni. Questo non farà altro che rendere più difficile il superamento di una rottura.
- Non immaginate cosa sarebbe potuto accadere se non fosse finita la relazione: questo tipo di pensieri vi farà solo rivivere la fine di una relazione più e più volte nella vostra immaginazione. Questa fissazione non solo non vi aiuterà a ricominciare dopo una rottura, ma vi ricorderà sempre quanto eravate innamorati di questa persona. Invece di guardare al futuro con questa persona, fate in modo che la vostra missione sia quella di pensare alle cose positive che sono accadute dopo la fine della relazione.
- Ritrovare i propri hobby: le persone che hanno una relazione di coppia tendono a legare tra loro determinate attività, per cui spesso finiscono per dimenticare alcuni hobby che avevano in precedenza. Per sapere come riprendersi da una rottura, è importante dedicare più tempo a ciò che ci piace davvero e ci appassiona.
- Dedicare più tempo all’autoconsapevolezza: è un ottimo momento per dedicare più tempo a se stessi. La fine di una relazione può essere un’opportunità per lavorare di più su se stessi e scoprire qualcosa di più su di sé.
Ricordate che il tempo guarisce ogni ferita, anche questa.
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24 Comments
Molte cose che ho letto le condivido, ma nel mio caso ero più forte prima di questa separazione, oggi non lo sono più.
Le ho risposto privatamente per offrirle il mio aiuto e per poter ritornare più forte di prima.
A presto
Marilena
Buongiorno, sono stato da poco lasciato dalla mamma della mia meravigliosa bambina di due anni. Adesso è in procinto di andarsene. Ho cercato in tutti i modi di tenerla accanto a me. Mi ha detto che non sa cosa vuole dalla vita, che è confusa e che è ora di andarsene a stare da sola per decidere (ovviamente portando bambi con se). Due mesi fa, è arrivato il famoso terzo incomodo, sposato e padre di due bambine. Uomo per il quale lei ha perso la testa, un uomo dei sogni visto che il loro rapporto è stato un bacio ( ha fatto dei lavori dove lavora lei), tanti messaggi e i famosi like su facebook e istangram.
Il nostro rapporto era unilaterale da tanto tempo (c’era solo il mio impegno), niente affetto, niente vicinanza fisica da più di due anni ( da poco dopo aver scoperto di essere incinta) e aveva individuato in me la causa di tutti i mali.
Stavamo assieme da sei mesi, quando abbiamo concepito.
Ho cercato in tutti i modi di creare una famiglia… ma ho fallito. Mi sono piegato e plasmato per offrire una versione di me che le risultasse accettabile. Non mi è rimasto più nulla . Adesso non riesco ad accettare di essere stato abbandonato, tradito. Non ho un senso nella vita e sento che non sono una persona che ha la possibilità di averne una degna di nome.
Enrico, non ha fallito, ha solo incontrato la persona sbagliata, ed è inutile insistere perché dall’altra parte non c’è più nulla che possa tenere unita la coppia, di questo purtroppo se ne deve fare una ragione.
Quello che più le pesa è di essersi pure trasformato, adattato in tutti i modi pur di far sopravvivere il matrimonio, ma non è questo il modo per far sopravvivere un rapporto, deve esserci un dare ed avere da entrambe le parti e non solo da una, una coppia sta insieme perché da entambe le parti c’è un forte legante: l’amore, quando viene meno è finita, deve superare questa perdita, questo lutto, solo in questo modo avrà modo di riscoprire un po’ di serenità per rifarsi una vita con una persona che la ama veramente.
Il vostro rapporto era già a rischio: vi siete frequestati troppo poco tempo ed è subito nata una bambina, ma tra voi probabilmente non c’era abbastanza amore da diventare duraturo.
Con prima si convincerà di aver fatto tutto il possibile, ma che non c’era null’altro da fare, con prima riuscirà a guardarsi intorno per trovare una donna da amare e che l’ama realmente.
Se avesse bisogno di sfogarsi ulteriormente può contattarmi via mail: info@marilenacremaschini.it
Le auguro di superare presto questo doloroso momento e di trovare altrettanto presto una nuova felicità.
Marilena
Buongiorno, mia moglie ha chiesto il divorzio 8 mesi fa, all’improvviso. A sentire lei “non la facevo felice”, “ha deciso di cercare la felicità senza di me”, “mi vedeva come un compagno di appartamento”. Abbiamo 2 figlie di 3 e 7 anni, non abbiamo mai avuto grossi problemi e da parte mia penso che semplicemente avevamo bisogno di ritrovare i nostri spazi. Non riesco ad accettare la situazione, per me avevamo ancora amore da condividere, tanti progetti da compiere, e visto in prospettiva stavamo solamente passando una crisi. Mi é caduto il mondo addosso per la facilità con cui si prendono queste decisioni al giorno d’oggi, con bambini di mezzo, soldi, futuro. Non posso non pensare che con un pò di pazienza e di comunicazione si sarebbe potuto evitare questa gran sofferenza. Lei dice che se lei è felice le bimbe sono felici… ma adesso il loro padre è depresso e fa molta fatica a farle felici quando sono con lui. E prima o poi se ne renderanno conto… purtroppo.
Non si può costringere una persona a rimanere legata ad un raporto che non desidera più
Sono scelte degli altri che dobbiamo accettare e provare a comprendere, ma più di tutto rispettare.
So che è difficile vedere la fine di un rapporto in cui aveva messo tutto se stesso, ma ora è finita, soffra pure, la sofferenza l’aiuterà a comprendere la realtà delle cose, ma non continui ad illudersi che il tempo faccia marcia indietro e tutto torni come prima, deve guardare avanti e lo deve fare ora da solo.
Non si muore di solitudine, si può morire invece di false illusioni che ci condizionano e non ci renderanno mai liberi da sogni senza concretezza.
Marilena
Buongirono Eugenio,
le scrivo solo per solidarietà. Ho affrontato un anno fa la stessa situazione e ancora oggi penso alla frase che mi è stata propinata più volte: “se la mamma è felice, anche la bambina è felice”. Non so quanto profondo sia il suo dolore e non so quanto la depressione, i pensieri ricorrenti, il senso di vuoto, la mancanza di uno scopo, stiano letteralmente oscurando le sue vedute. Le dico solo che per i primi due mesi, al ritorno da un loop all’insegna della giornata sprecata, speravo solo che un incidente mortale mettesse fine a quella perpetua sofferenza.
Il pensiero che più mi faceva star male era l’essere l’attore non protagonista dello sfascio di una famiglia, della sofferenza della creatura che amo più di quasiasi altra cosa al mondo, della fine del desiderio più profondo della mia anima. Putroppo ho imparato che non possiamo decidere per gli altri e ho imparato che i segnali ci vengono mandati, solo che non li vogliamo vedere, sentire, analizzare per quello che sono.
Se è caduto dal mondo delle nuvole, lo ha fatto perchè non ha ascoltato, osservato e valutato con obiettività quello che stava succedendo attorno a lei.
Forse, in cuor suo, come è successo a me, viveva più nell’illusione della famiglia del mulino bianco che nella realtà delle cose.
Solitamente il posto nel cuore dell’amata, vuoto da tempo, ha già trovato un modo per riempirsi con qualcun altro. Se son rose fioriranno ( di solito appassiscono abbastanza in fretta).
Io ho fatto di tutto per accettare che era la fine, the end, senza possibilità di sequel. E come dissi alla mamma di mia figlia, in procinto di andarsene perchè confusa dei perchè del mondo e alla ricerca della felicità :” se un giorno cambiassi idea, ti chiedo di non farmelo sapere, perchè non lo voglio sapere, io e te finiamo qui e ora. Alla fine tu sei sempre tu ed io sono sempre io, se non ha funzionato prima non funzionerà poi”.
E una delle cose che ho imparato nella mia esistenza è che ” chi ti pugnala una volta, tornerà a rifarlo”, ovviamente questo è il mio pensiero.
A mio avviso è importante accettare la cosa, rispettare il ruolo della mamma dei suoi figli, rispettare il ruolo della donna che ha deciso di non stare più con lei e abbandonare la rabbia e il desiderio di vendetta ( per queste ultime due a me ci è voluto del tempo).
La rabbia è come una palla infuocata, ho la scagli contro qualcuno, facendo del male, ho la tieni in meno, facendoti del male, ho la lasci cadere e si spegnerà da sola (accettazione).
Le dico cosa ha aiutato me, non so se per lei potrà essere lo stesso ma penso che nello stato in cui si trova… un’esperienza vissuta le possa fare comodo.
Faccia dello sport, qualsiasi, quello che più le piace ( o che meno la disgusta). Vada a camminare tutte le sere, frequenti i posti della sua infanzia, luoghi della sua serenità giovanile, legga molto ( io ho optato per dei libri di psicologia, motivazionali, etc.). Si faccia una piccola cultura sullo yoga della risata ( cosa difficilissima da attuare ma di contributo soddisfacente – trova filmati su youtube – sembra una fesseria ma non lo è), cerchi qualcosa su mindfulness, meditazione, yoga e veda se le può interessare (a me ha aiutato). Parli con i suoi amici e familiari e soprattutto, con il cuore in mano, le dico, si rivolga ad un professionista. La aiuterà a guardare la sua situazione da punti di vista diversi ( la mente mente e preclude questa possibilità).
Va ricostruita l’autostima e il senso di inutilità e di inadeguatezza.
Purtroppo, come scrisse la Didion, “La vita cambia in fretta. La vita cambia in un istante. Una sera ti metti a tavola e la vita che conoscevi è finita”.
Non le dico che adesso sarà semplice e che dietro le nuvole c’è sempre il sole. Adesso piove e continui temporali sferzeranno a lungo il suo cielo. Si metta al riparo e al sicuro con quello che trova adesso e con calma e consapevolezza costruisca un riparo serio, a piccoli passi, pezzetto dopo pezzetto ( se ogni tanto qualcosa crolla, non si scoraggi, lo rimetta a posto e vada avanti).
E’ un percorso lungo, tortuoso, difficile da affrontare e la meta è sconosciuta. Serviranno mesi (tanti) per riprendersi, per riappropriasi della propria vita e della propria identità. C’è un lutto da affrontare e richiede tempo ( quanto lo può decidere solo lei). Sarà necessario ricalibrare un bel po’ di cose, la vita è già cambiata, alcune cose in peggio ( adesso le sembreranno la totalità ma non è così) e alune cose in meglio. Non si lasci fregare dall’autocommiserazione, testa alta e viva il qui e ora. Il passato è passato e non lo può cambiare, il futuro non penso creda ancora lo possa decidere lei. Il presente è quello che abbiamo. Concludo con Dante perchè penso che la fine del percorso che sta affrontando debba essere questa:”per quel cammino ascoso intrammo a ritornar nel chiaro mondo;
e sanza cura aver d’alcun riposo,salimmo sù, el primo e io secondo,
tanto ch’i’ vidi de le cose belle che porta ‘l ciel, per un pertugio tondo.
E quindi uscimmo a riveder le stelle.”
In bocca al lupo, un abbraccio!
Grazie Enrico per la tua testimonianza ed il tuo aiuto che non gioverà soltanto ad Eugenio ma a tutti coloro che stanno affrontando la vostra stessa difficile situazione, col mio personale augurio che possiate risolvere i vostri problemi al meglio e nel più breve tempo possibile.
Grazie ancora
Marilena
Ho letto ciò che ha scritto Enrico e sono rimasta colpita dalla semplicità con cui parla di cose cosi spiacevoli. Sono in una situazione analoga, una coppia che con molte difficoltà è andata avanti molti anni finché lui ha deciso che non era felice. É una cosa fresca e adesso mi sento esattamente come avete descritto voi. Disperata, incredula, umiliata ferita etc. Spero tra un anno di poterne parlare più serenamente come fa lei, ma ho molta paura di ciò che mi aspetta. Con gratitudine
Alice
Se vuole parlarne in modo da superare queste sue paure sono a sua disposizione.
Affrontare questo tipo di situazioni e prenderne atto del fatto che vi sono cose che non possiamo dominare ma che dipendono dagli altri, quindi, devono essere inevitabilmente accettate è il primo passo per andare oltre e avere prospetive nuove e diverse dalla propria vita.
Se lo desidera può contattarmi via mail: info@marilenacremaschini.it
Marilena
io ho deciso, ed ero convinta, di separarmi dopo 18 anni di matrimonio, tanti litigi,‘incomprensioni.. non mi sentivo più amata, desiderata, compresa.. e non ne potevo più.
ma, a distanza di 3 anni, anziché stare meglio sto peggio, al punto di ritrovarmi in uno stato totale di disperazione (con picchi che devo rimuovere perché ho due figlie..) perché, forse, ho sbagliato e, a conti fatti, non era poi così disastrosa la mia situazione..
mi trovo sola, a crescere due figlie, senza nessuno con cui condividere nulla. ed è facile dire “esci, coltiva i tuoi interessi e conosci altre persone”, ma, nella realtà non è così.
ho implorato anche il mio ex marito, ma non mi vorrebbe nemmeno in punto di morte perché la mia decisione, seppur compresa, non se la sarebbe mai aspettata è mai mi perdonerà.
e il tempo passa e io non guarisco affatto… ma la malinconia della mia vita familiare mi stringe in una morsa dalla quale non ne esco.
Credo, cara Raffaella, che tu abbia preso la decisione giusta, ma il peso di dover far tutto da sola abbia preso il sopravvento e sia diventato la questione che complica la tua vita e ti fa pentire di un passo che in realtà non potevi che fare solo, per avere in cambio quell’appoggio che ti era comunque garantito.
Nessuno ha mai detto che fare le cose da soli sia facile, anzi è difficilissimo sopratutto con dei figli da accudire, ma non dimenticare che tu stai rimpiangendo delle comodità che ora non hai più….. pensaci ritorneresti ad essere l’infelice che eri prima pur di avere un aiuto o un sostegno? o è solo l’idea e la difficoltà del doversi arrangiare in tutto e per tutto da sole che ti rimanda a dei ricordi offuscati dai tuoi bisogni attuali?, ma che non migliorano certo la situazione che avevi scelto di abbandonare, se l’hai fatto un motivo legittimo c’era.
Marilena
Buonasera, sono in fase di separazione da mio marito dopo 23 anni tra fidanzamento e matrimonio. Non abbiamo avuto figli, che lui desiderava moltissimo. In effetti lui ha indicato la mancata paternità come una delle cause della sua crisi. Negli anni siamo sempre stati la coppia stabile, quella bella, affiatata e serena. Ma evidentemente dentro di lui si agitava qualcosa di cui non mi ha mai parlato, fino a quando non ha iniziato una relazione extraconiugale che gli provocava ripetute crisi di pianto. Durante una di queste crisi l’ho messo alle strette e mi ha confessato tutto. Mi ha detto di essersi innamorato di un’altra, di non capacitarsi lui stesso di quello che ha fatto, ma era convinto della sua strada. Poi ha avuto un ripensamento, ha iniziato a cercarmi dicendo che mi amava ancora, che era confuso, che si odiava troppo, che io non lo avrei mai perdonato. Gli ho chiesto di riprovare insieme, ma lui diceva di odiarsi troppo, di avere bisogno di tempo. Questa situazione è durata 4 mesi, 4 mesi devastanti per me. Alla fine ho scoperto che continuava a vedersi con l’altra e a sentirsi con me. Così gli ho versato addosso tutta la mia rabbia. Ora mi sento a pezzi, a due mesi dal distacco definitivo non riesco a reagire nonostante incontri regolarmente uno psicoterapeuta. Lui ha presentato a tutti la sua nuova compagna, anche a parenti e amici che soffrono ancora per la nostra separazione. Ho paura che questa ferita rimanga insanabile, di restare per sempre una donna interrotta, delusa, arrabbiata. Non mi sembra possibile avere a che fare con la sua cattiveria per le questioni economiche dopo che è stato il punto di riferimento della mia vita e dopo che sono stata il suo bene più grande. Ripenso sempre al passato, mi dico che forse non mi ha mai amato veramente se è riuscito a sostituirmi in così poco tempo. Cerco di uscire con qualche amica, in particolare con nuove, visto che quelle vecchie mi riportano sempre al ricordo della vita di coppia. Ho paura di una depressione continua, senza via di uscita. Ho paura al pensiero di vederlo, magari con lei e con una nuova famiglia, il tanto desiderato figlio. Mi sento disperata, atterrata, rifiutata, abbandonata.grazie
CAra Fra, lei avrebbe bisogno di un aiuto più consistente del semplice consiglio, che ne dice di provare, anche per un breve periodo ed ad un costo accettabile, un percorso in counseling?
Per aiutarla ad impostare delle tecniche di liberazione, come le chiamo io, in modo efficace verso la soluzione dei suoi problemi, in modo che non ricaschi più nei soliti schemi comportamentali, e valutando anche la possibilità di agire legalmente con una denuncia.
Le allego un link che porta alla pagina dei miei servizi, la faccia scorrere e troverà, tra le promozioni, i tempi ed i costi delle varie modalità di counseling:
https://www.marilenacremaschini.it/servizi/
Una volta fatta la scelta mi ricontatti via mail: info@marilenacremaschini.it per comunicarmi la sua scelta.
Marilena
Eugenio…come ti capisco….sto vivendo la tua stessa situazione
Che ne dice di fare un percorso in counseling per trovare le risposte che cerca?
se acconsente mi ricontatti via mail: info@marilenacremaschini.it
Marilena
Dopo 10 anni di convivenza io ho 44 anni non siamo né sposati e non abbiamo figli la mia ex 1anno fa ha voluto una pausa di riflessione per pensare a modo se continuare o no … io nel frattempo sapendo cosa non le andava bene di me ho cercato di migliorare certe cose e essere più affettuoso più presente , facendo anche le cose che piacevano a lei E durante la pandemia in casa sembrava tutto ok c era affiatamento nello stare insieme nel fare da mangiare nelle passeggiate , e il 15 giugno è scoppiata è scoppiata e non c’è la faceva più a stare con me e che non mi amava più !… è venuta a prendere tutta la sua roba a casa ma ogni volta che è venuta piangeva e dice che le dispiace e ha paura di perdermi ma quando finisce una storia è meglio chiudere tutto e io ad oggi ci sto male perché non capisco questo suo atteggiamento di dispiacere e questo piangere visto che ha deciso lei è se ne è andata lei
Comprendo il suo dolore, se vuole parlerne ed avere dei consigli su come affrontarlo e risolverlo le consiglio un percorso in counseling, costa poco ed è molto risolutivo in casi come il suo.
Lei ha diritto di non soffrire più.
Può trovare tutti i dettagli della modalità in counseling a questo indirizzo, andando a visionare tra le promozioni in fondo alla pagina:
https://www.marilenacremaschini.it/servizi/
Dopo aver fatto la sua scelta mi ricontatti al mio indirizzo: info@marilenacremaschini.it
Buona giornata
Marilena
Quello su cui mi interrogo e se mi da fastidio e mi fa male che lui abbia tante donne che frequenta e ora pare ne abbia trovata una di stabile o sia che io non ho tutto questo giro di amicizie per farmi presentare persone nuove come è successo a lui, e uscire e frequentare persone con cui stabilire una nuova relazione. Ho più tempo io il bambino e pochi soldi per poter fare le cose che vorrei, oltretutto. Mi rimane il dubbio che se riuscissi a uscire e avere persone da frequentare, forse tutto questo dllore non lo proverei. Più che essere attaccato all’idea di lui forse non riesco a pensare di più a me stessa. Ed è quella la vera origine del problema dopo la separazione. E mo sojo fatta una corazza di grasso accumulato su pancia e fianchi quasi a voler dimostrare che sonk brutta e non meritevole di attenzioni. Quasi a punirmi
Lei ha proprio bisogno di un percorso in counseling per fare chiarezza dentro di sè, se lo vuole provare mi ricontatti via mail, vedrà che non se ne pentirà
info@marilenacremaschini.it
Marilena
Buongiorno a tutti,
sono una ragazza di 32 anni , anch’io sono stata lasciata dalla mia ragazza dopo una storia di quasi 5 anni.
Il rapporto era diventato troppo familiare e da più di un anno non facevamo più l’amore ma comunque insieme stavamo benissimo e c’era sempre molta complicità.
E’ successo a inizio pandemia , i primi di Marzo ma fino a Luglio , anche se io non volevo , abbiamo continuato a essere in contatto , lei si sentiva molto in colpa e diceva , che non voleva perdermi , è sempre stata meravigliosa con me , mi riempiva di attenzioni , una ragazza dinamica e piena di interessi , in procinto di diventare magistrato.
Mi chiedeva di non darci una definizione e vedere quello che succedeva perché tornare insieme in quel momento per lei era una forzatura, quasi a sperare di vedere che l’amore potesse ritornare , io a Luglio non ce l’ho più fatta e dopo averla vista 4/5 volte come “amica” le ho chiesto espressamente di non sentirci più.
Mi ha detto che non vedeva l’ora che io guarissi per poterci rivedere e ritornare a ridere insieme e vedere a cosa ci portava e dopo non ci siamo più sentite fino a qualche giorno fa , mi ha mandato un messaggio per la morte di mio nonno , io ho risposto e lei ancora dice di aspettare il giorno in cui starò bene e che io ero l’occasione che la vita le aveva regalato e che lei ha sprecato non sentendosi mai troppo all altezza (si sentiva sempre inferiore alla mia ex) .. sto già seguendo un percorso di psicoterapia da Agosto e mi sentivo di aver fatto qualche piccolissimo passo in avanti .
Sicuramente questo messaggio mi ha destabilizzata facendomi tornare un po’ indietro nel tempo, mi chiedo se riuscirò mai a esserle indifferente , per me rappresenta la persona perfetta per la mia vita , l’ho sempre pensato e pensarla con qualcun altro mi distrugge , anche se per adesso sembra non sfiori neanche lei questo pensiero .
Forse il suo continuo ripetermi di “aspettarmi” blocca un po’ il mio processo di elaborazione del lutto , in ogni caso non nutro nessuna falsa speranza di un nostro ritorno insieme futuro.
Lei era semplicemente un valore aggiunto , non ha tolto niente alla mia vita , l’ha solo arricchita e io ho il terrore di non riuscire a superare del tutto questa rottura e che il rimpianto di aver perso la mia persona ideale mi accompagni sempre..forse ho fretta di togliermi questo dolore ancora fresco non lo so..non faccio niente per ostacolarlo , anche su consiglio della mia terapeuta.
In questo momento provo tantissima tristezza , angoscia e gelosia .
La ringrazio in anticipo per una sua gentile risposta.
Ogni storia ci insegna e ci lascia qualcosa, a volte è sofferenza quando si interrompe non per nostro volere ma dobbiamo subire la separazione.
Eppure anche quello ci aiuta a crescere e capire i nostri errori o cosa vogliamo dalla vita.
Ma una rottura non si può che accettare, inutile insistere per riparare una cosa che si è ormai rotta, non sarà mai come prima, tantovale accettare l’inevitabile ed andare avanti.
Il tempo saprà alleggerire ogni sofferenza se l’accetteremo senza dover per forza avere delle risposte che non risolveranno nulla.
In bocca al lupo che la tua sofferenza sia la più breve possibile
Marilena
Mio marito dopo 13 anni di fidanzamento e uno e mezzo di matrimonio mi ha lasciata.. Non mi ama più.. Io mi sento persa, smarrita tutti i miei punti fermi sono crollati.. Mi sento debole non ho voglia di fare nulla.. Lo so che devo reagire ma non ci sto provando forse abbastanza… Non riesco ad accettarlo..
Purtroppo certe decisioni degli altri che ci coinvolgono vanno accettate anche per il nostro bene e per avere la possibilità di rifarsi una nuova vita diversa
Se dovesse aver bisogno di aiuto con un percorso anche breve in counseling mi contatti via mail: info@marilenacremaschini.it
Marilena