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31/01/2024Il narcisista ha un suo lato oscuro che prima o poi emerge.
Quando si pensa al narcisismo vengono alla mente immagini che riconducono immediatamente alla visione degli aspetti tipici che lo caratterizzano, e che rappresentano l’immagine esteriore del narcisista, come la sua arroganza, il suo cinismo, il suo successo ottenuto spesso sacrificando gli altri, la sua gloria e il potere a cui ambisce costantemente (triade oscura di personalità).
Eppure, ci sono aspetti che appartengono al narcisismo e che rimangono nascosti, ma che prima o poi nella personalità narcisistica emergono con forza dirompente.
Narcisismo e depressione
La letteratura scientifica è ormai concorde nel riconoscere come la manifesta ipertrofia dell’autostima sia solo una delle possibili facciate di un edificio spesso abitato dal vuoto, dalla depressione e dall’assenza di desideri concreti.
La grandiosità è infatti per il narcisista quello che rappresenta il miraggio di un’oasi per un uomo disperso nel deserto, l’unica possibilità di salvezza. L’illusione della salvezza e l’illusione del suo valore.
Nel narcisismo ogni stato mentale è transitorio. Non c’è nulla di duraturo e di costante, ogni cosa alimenta il suo ego smisurato ma quelle cose di cui si circonda il narcisista sono effimere, un castello di carta pronto a sbriciolarsi alla prima difficoltà.
Pensiamo ai grandi atleti, salire sul podio per loro è linfa vitale, ma appena il pubblico smette di applaudire e si entra sotto la doccia, l’euforia comincia a scemare e la mente è già rivolta alla prossima competizione.
Allo stesso modo viene vissuto il narcisismo: una costante e continua ricerca di quel podio che può regalare grandi emozioni, e quando viene a mancare c’è la disperata ricerca del successivo. Ma non sempre va bene.
Il problema del narcisista è che, nello scendere i gradini del podio, è come se calasse il buio. La motivazione e i desideri appaiono improvvisamente sbiaditi, difficili da individuare, l’energia cala, il vuoto e l’immobilità diventano un fato terrifico eliminabile solo con un nuovo successo, sia in campo relazionale che professionale.
Intenti suicidari
Lontano dai riflettori e dalla ribalta momentanea del successo e delle conquiste, quel vuoto può portare a forme di depressione anche grave, aggravata anche da atti di autolesionismo o da pensieri e comportamenti suicidari o tendenti al suicidio anche se in concreto non realizzato.
Quando gli stati mentali di vuoto depressivo appaiono al narcisista come un ineluttabile destino, spegnere la sofferenza con il dolore fisico o la morte può sembrare l’unica soluzione possibile. Non sorprende, dunque, che Ansell e colleghi (2015), valutando un periodo di 10 anni, abbiano trovato come il narcisismo patologico fosse il disturbo narcisistico di personalità associato al maggior numero di tentativi di suicidio.
Questo perché le persone narcisistiche non hanno un costrutto interiore valido, non hanno una personalità formata in grado di sostenersi, sono vuote, prive di quella personalità interiore che sostiene, che fa crescere e che si autoalimenta.
I narcisisti sono persone fortemente dipendenti dalle loro vittime e dagli altri in generale, la forza che sostiene la loro arroganza e grandiosità non è una forza che viene da loro ma dagli altri, ecco perché hanno bisogno dell’altro che alimenti costantemente il loro senso del grandioso.
Senza il plauso degli altri non sarebbero nessuno, non riuscirebbero mai a vivere da soli, sono solo un riflesso di ciò che riescono a rubare da coloro coi quali hanno a che fare tutti i giorni.
Cosa dicono gli studi
Mentre i tentativi di suicidio sono stati ricondotti sia alle componenti di grandiosità che di vulnerabilità narcisistica, ad oggi gli studi suggeriscono come gli atti autolesivi non suicidari siano tipici della sola vulnerabilità narcisistica, ossia di quella dimensione caratterizzata da un’alterazione negativa dell’immagine di Sé, da fallimenti nei tentativi di auto-valorizzazione, dalla mancanza di riconoscimento e di ammirazione da parte degli altri (Miller et al., 2010; Pincus est al., 2009; Thomas et al., 2012).
In virtù di questi dati, Dawood, Schroder, Donnellan, e Pincus (2018), hanno cercato di chiarire il rapporto tra le dimensioni del narcisismo patologico relative ad aspetti di grandiosità (sfruttamento interpersonale, altruismo strumentale e fantasie grandiose) e di vulnerabilità (precarietà dell’autostima, tendenza a nascondere il Sé, svalutazione, rabbia di diritto) e atti lesivi non suicidari compulsivi (o moderati) e impulsivi (o gravi).
Analizzando i dati su un campione di 1023 studenti universitari, i risultati hanno evidenziato come il 35,78% del campione totale riportasse di aver messo in atto nella vita atti lesivi non suicidari, con una maggiore incidenza negli individui che riferivano più alti livelli di problemi mentali.
Tutte le dimensioni del narcisismo patologico indagate sono risultate significativamente associate alla presenza di atti autolesivi non suicidari, indicando come sia gli aspetti di grandiosità che di vulnerabilità narcisistica rappresentino dei fattori di rischio per la messa in atto di questi comportamenti.
Atti compulsivi e impulsivi
Per quanto riguarda la tendenza ad agire comportamenti compulsivi o impulsivi, sono emerse delle differenze. Ad esempio, la presenza di fantasie grandiose è risultata essere associata alla messa in atto di agiti compulsivi, diretti cioè a fare qualcosa, nonostante queste fantasie, utili al narcisista per gestire stati emotivi dolorosi, siano risultate legate ad una minor frequenza generale di atti autolesivi.
Al contrario, la tendenza a nascondere il Sé con atti impulsivi aumentava la probabilità di autolesionismo. Lo sfruttamento interpersonale è risultato invece associato alla presenza di atti impulsivi (o gravi), sottolineando quanto la dimensione sociale sia problematica e dolorosa per il narcisista.
La svalutazione, una dimensione che valuta il disinteresse verso coloro che non soddisfano i propri bisogni di ammirazione, la presenza di sentimenti di vergogna per i propri bisogni di vicinanza e supporto sono aspetti che portano sofferenza e patimento alla persona narcisista.
Quando tutti questi aspetti non vengono soddisfatti, anche se non associati in modo peculiare a comportamenti compulsivi o impulsivi, danno luogo a vere e proprie azioni autolesionistiche, correlati ad una maggiore frequenza di tagli sulla pelle, indicando vissuti di autosvalutazione e forme di auto-punizione.
Contrariamente, la rabbia provocata da aspettative non soddisfatte sembrerebbe invece portare a forme aggressive eterodirette, cioè rivolte a coloro da cui direttamente dipendono.
Visto il forte legame tra atti lesivi non suicidari, il rischio di mettere poi in atto tentativi di suicidio (Bryan, May, & Klonsky, 2015; Guan, Fox e Prinstein, 2012), e di rendere questi tentativi letali (Cooper et al., 2005; Hawton, Zahl, & Weatherhall, 2003), lo studio di Dawood e colleghi rimarca l’importanza di valutare ed affrontare efficacemente gli atti di autolesionismo nel trattamento del narcisismo patologico.
Le componenti di disregolazione emotiva e le conseguenti strategie disfunzionali per fronteggiarle, per molto tempo considerate fondamentali nel solo Disturbo Borderline di Personalità, acquisiscono sempre più un ruolo centrale nella psicopatologia e nei disturbi di personalità.
Inserire nella concettualizzazione del caso, e quindi nella pianificazione del trattamento, le dimensioni di disregolazione emotiva e le associate strategie disfunzionali di fronteggiamento, appare sempre più un elemento determinante per trattare in modo efficace i disturbi di personalità.
Secondo Morf e Rhodewalt (2001), la continua ricerca di ammirazione, approvazione e gratificazione può essere un preciso indicatore dell’incapacità di regolare autonomamente i propri stati interni.
Tenendo conto della relazione tra narcisismo e disregolazione emotiva, Besser e Priel (2010) hanno confrontato il narcisismo grandioso e il narcisismo vulnerabile in termini di reazioni emotive in risposta alle minacce legate al mancato raggiungimento dei risultati e ai rifiuti interpersonali, sottolineando che entrambi i tipi di narcisismo hanno mostrato associazioni con reattività emotiva negativa correlata a specifiche situazioni minacciose.
La disregolazione emotiva può influenzare il senso di onnipotenza e controllo interno e mettere in difficoltà le persone con patologia narcisistica, cioè le emozioni negative come la vergogna possono attivare uno stato depressivo, rabbia narcisistica e intenzione autolesionista allo stesso tempo.
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